Emma Ugolini premiata da Mattarella: «Mi tremavano le gambe». E sugli attacchi social: «Mi ha fatto male leggerli»
Quando è entrata nel palazzo del Quirinale ammette che le tremavano le gambe. «Incontrare il presidente è stata un’emozione fortissima», dice Emma Maria Ugolini che ieri, 22 ottobre, ha ricevuto, insieme ad altri 24 ragazzi, la medaglia “Alfieri del Lavoro”. Sono gli studenti migliori d’Italia, si sono appena diplomati con il massimo dei voti e hanno una media che va dal 9,7 al 10. Emma è brava tra i bravissimi con la sua media del 10 al liceo scientifico di Verona.
Ma per la ragazza di 18 anni, una giornata che doveva essere di gioia è stata in parte rovinata da alcuni commenti letti su Facebook e su «alcune testate che hanno strumentalizzato le mie parole» (rilasciate in un’intervista poche ore prima della premiazione ndr.). «Mi hanno detto di tutto, che se sceglievo di finire gli studi all’estero era perché sono “una figlia di papà”, hanno insinuato che avessi preso questo riconoscimento perché ero imparentata con qualcuno che conta. Mi ha fatto malissimo leggere queste cose, mi sono sentita sotto attacco e ho capito come si sentono le vittime di cyberbullismo», ammette in una chiacchierata dopo la cerimonia.
Com’è stato incontrare Sergio Mattarella?
«Bellissimo, una persona davvero a modo. Dopo la cerimonia si è fermato con noi, ci ha abbracciati. Sembrava uno di noi».
Hai avuto modo di parlarci?
«Sì, l’ho ringraziato. Lui ha detto di aver letto la mia intervista, mi ha fatto i complimenti. Gli ho promesso di tornare in Italia dopo la specializzazione».
Il discorso che ha fatto Mattarella era molto incentrato sulle problematiche che hai evidenziato anche tu: giovani e emigrazione
«Sì, perché credo che il presidente della Repubblica lo sappia che esiste il problema della fuga dei cervelli a cui vanno trovate delle soluzioni. È emerso anche parlando con gli altri ragazzi, molti andranno all’estero perché qui sanno già di non trovare sbocchi e Mattarella lo sa, non ho detto nulla di nuovo nell’intervista».
C’era un po’ di competizione con gli altri ragazzi?
«No, assolutamente. È stato bellissimo conoscerli. C’è stato confronto, ma sempre in positivo. La premiazione è stata una bella occasione anche per questo».
Invece come hai vissuto le ore dopo la cerimonia?
«Molto strano gestire all’improvviso questa sorta di “notorietà”. Fino a sabato ero una ragazza normalissima che faceva quello che fanno tutti: studiare e oggi sono in giro tutto il giorno per interviste e stasera vado a Porta a Porta».
Ma purtroppo non è stata solo una giornata positiva
«No purtroppo appena sono uscite le mie dichiarazioni prima della premiazione ho letto molti attacchi contro di me. Hanno fatto delle insinuazioni assurde, dandomi in sostanza della “figlia di papà” perché posso permettermi di andare all’estero. Ma non è così, quest’estate per esempio ho lavorato anche per essere più indipendente. Oppure mi hanno detto che se sono arrivata dove sono è perché ho parenti importanti. Ma io sono una ragazza normalissima».
Come ti sei sentita a leggere queste cose?
«Molto male, malissimo. Il mio primo pensiero è andato alle vittime di cyberbullismo. Ho capito che per essere attaccati non bisogna fare cose eclatanti, come per esempio pubblicare una foto un po’ osé, ma a volte basta fare il proprio dovere per essere colpito».
C’è un commento che ti ha fatto più male?
«Più dei commenti, sono stati i titoli e gli articoli acchiappa click che ho letto in giro. Perché i leoni da tastiera lasciano il tempo che trovano, ma leggere determinate considerazioni su testate registrate, in particolare una che si definisce vicina al mondo sovranista, mi ha davvero fatto male. Penso che i giornalisti dovrebbero informarsi, chi lavora nei media dovrebbe essere preparato e parlare con cognizione di causa. Perché attaccare una ragazza di 18 anni? Non lo capisco. Penso che un comportamento così superficiale da parte di alcuni media sia anche la ragione per cui noi giovani tendiamo a non fidarci e di conseguenza a informarci sempre meno».
Ti hanno rovinato la giornata?
«Rovinata no perché sono andata a vedere come erano stati “trattati” i precedenti “Alfieri del Lavoro” e ho letto attacchi anche più pesanti. Poi grazie al supporto delle persone attorno a me, l’ho superata quasi subito. Ad alcuni leoni da tastiera ho risposto in privato facendo presente che avevano travisato le mie parole e mi hanno chiesto scusa. Mi ha fatto piacerei. Poi a farmi tornare il sorriso è arrivata una bellissima notizia che mi ha commossa».
Quale?
«La mia università, l’Humanitas, mi ha chiamata per dirmi che mi avrebbero concesso una borsa di studio. Sono felicissima».
Foto copertina: Open
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