Roma, incatenati davanti alla fabbrica di cannoni: blitz contro le armi per la Turchia – Il video
Incatenati davanti alla sede della Rheinmetall Italia a Roma, a Settecamini, nella cosiddetta Tiburtina Valley, per «denunciare l’ipocrisia del governo» e invocare l’embargo popolare. «Da questo stabile, nelle prossime ore, partirà un cannone diretto verso la Turchia», denunciano gli attivisti e le attiviste a sostegno della campagna “Rise Up for Rojava” che, questa mattina, si sono incatenati dinanzi al cancello della multinazionale in segno di protesta. L’azione, portata avanti da una trentina di persone, è ancora in corso: non vogliono muoversi da qui per evitare l’uscita del camion che dovrebbe portare il cannone da 600 colpi al minuto in Turchia.
«È vergognoso che l’Italia continui a esportare armi che arrivano ad Ankara, legittimando e alimentando l’ignobile offensiva turca nel nord della Siria, che ha già comportato la morte e il ferimento di centinaia di civili e la creazione di una vera e propria emergenza umanitaria con la messa in fuga di 300mila uomini, donne e bambini», spiega Federica Borlizzi. «Denunciamo l’ipocrisia del governo italiano e chiediamo che blocchi immediatamente l’export delle armi verso la Turchia, comprese le commesse già pronte», aggiunge Zoe, un’altra attivista.
Il blitz vuole «impedire« la spedizione di un super cannone made in Italy da Roma alla Turchia, impegnata in un’offensiva militare contro i curdi siriani. Il cannone automatico Oerlikon, «in grado di sparare qualcosa come 600 colpi al minuto, dovrebbe fa parte di una commessa di 12 cannoni – di cui 9 già consegnati – commissionati nel 2016 dalla Aselsan Elektronic, fornitrice dell’esercito di Ankara», spiegano ancora gli attivisti. «Non possiamo accettare che dalla nostra provincia di Roma siano stati già esportati verso la Turchia nel primo semestre del 2019, come denunciato dalla Rete Disarmo, componenti per aeromobili, componenti elettronici e relativi dispositivi per un record di oltre 124 milioni di euro».
Durante la manifestazione, le forze dell’ordine hanno controllato i documenti di tutti i manifestanti incatenati e anche di alcuni giornalisti e fotografi. Gli attivisti hanno poi bloccato, oltre all’ingresso principale della Rheinmetall, anche quello laterale.
Gli attivisti e le attiviste della rete hanno bloccato anche l’ingresso laterale, riuscendo a paralizzare l’intera fabbrica.
— Baobab Experience (@BaobabExp) October 23, 2019
Fermiamo la guerra di Erdogan, fermiamo le industrie di morte.#stopwarinkurdistan#riseup4rojava#embargopopolare#bastaarmiallaturchia pic.twitter.com/AUT7IUXogs
L’azienda, contattata da Open, ha spiegato di non poter dare informazioni.
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