Strage di Capaci, la rivelazione del pentito Riggio: «Un ex poliziotto mise l’esplosivo»
L’ultimo dettaglio sul 23 maggio del 1992, il giorno dell’attentato al magistrato Giovanni Falcone, arriva da Pietro Riggio, uno dei pentiti che ha parlato durante gli anni di indagine sulla strage di Capaci. Come riporta la Repubblica, l’ex agente della polizia penitenziaria Riggio, membro del clan mafioso di Caltanissetta, collabora con la giustizia dal 2009, ma solo oggi («a tempi maturi», dice), ha aggiunto un altro tassello. Era cugino di Carmelo Barbieri, mafioso molto vicino ai Corleone. Riggio ha raccontato ai pm di Caltanissetta di un poliziotto, chiamato “il turco”, che gli avrebbe confidato di aver messo dell’esplosivo nel canale di scolo dell’autostrada dove sarebbe passato Falcone, sua moglie e gli agenti di scorta. «Mi ha confidato di aver partecipato alla fase esecutiva della strage Falcone – ha detto – e che si sarebbe occupato del riempimento del canale di scolo dell’autostrada con l’esplosivo, operazione eseguita tramite l’utilizzo di skateboard».
Lo scetticismo dei magistrati sul doppio cantiere
Da molto tempo, però, anche se sono ancora molte le domande che girino attorno all’esplosione in autostrada, i magistrati di Caltanissetta sono scettici riguardo all’ipotesi che a Capaci ci furono due diverse organizzazioni dell’attentato. Finora, le sentenze in merito all’accaduto riguardano solo personalità vicine agli ambienti mafiosi. I dettagli forniti da Riggio hanno riscosso comunque l’attenzione dei magistrati, che hanno convocato una riunione sulle nuove rivelazioni per valutare ulteriori approfondimenti. L’ex agente e mafioso ha spiegato di averlo conosciuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Come scrive la Repubblica, nei giorni scorsi il procuratore Federico Cafiero De Raho ha incontrato i magistrati di Palermo, Caltanissetta, Catania, Reggio Calabria e Firenze, che si occupano a vario titolo delle indagini attorno alle bombe del 1992 e del 1993.
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