Ergastolo ostativo, il pm antimafia: «La sentenza apre un varco pericoloso». Contrari molti leader politici
La Corte Costituzionale ha deciso sulla questione dell’ergastolo ostativo ai mafiosi condannati all’ergastolo: la mancata collaborazione con la giustizia non impedisce i permessi premio purché ci siano elementi che escludano collegamenti con la criminalità organizzata. «Una sentenza un po’ stravagante», così l’ha definita Nicola Zingaretti, segretario del Pd, «non la condivido». «Ergastolo, mafia, terrorismo e premi insieme suonano male. Quando torniamo al governo mettiamo mano alla giustizia e chi sbaglia paga» è stata, invece, la reazione del leader della Lega Matteo Salvini, parlando a Trevi. La sentenza sui permessi premio agli ergastolani – ha aggiunto – «è devastante e cercheremo di smontarla con ogni mezzo legalmente possibile. Mi permetto di aggiungere che è una sentenza diseducativa e disgustosa».
«Qualcuno sostiene che con il carcere duro si ledano diritti umani, ma noi non siamo d’accordo. Se abbiamo leggi dure contro la mafia è perché è siamo in guerra. Rispettiamo la sentenza della Corte ma come Movimento 5 Stelle faremo una battaglia perché chi è in galera con il carcere duro ci rimanga» ha dichiarato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Durissimo il commento di Nino Di Matteo, pm antimafia: «La sentenza della Consulta apre un varco potenzialmente pericoloso, ponendo fine all’automatismo che caratterizza l’ergastolo ostativo. Dobbiamo evitare che si concretizzi uno degli obiettivi principali che la mafia stragista intendeva raggiungere con gli attentati degli anni ’92-’94. Spero che la politica sappia prontamente reagire e approvi le modifiche normative necessarie ad evitare che le porte del carcere si aprano indiscriminatamente ai mafiosi e ai terroristi condannati all’ergastolo».
«Si tratta di una mazzata. In alcune parti è stato considerato costituzionalmente illegittimo il 416bis, fortemente voluto da Falcone, che ha permesso di approcciare le realtà mafiose inducendo tanti a collaborare. Adesso in presenza di questa designazione che dovremmo rispettare molti potrebbero essere indotti a non collaborare, a manifestare durante la pena un atteggiamento corretto delle regole imposte dalle nostre carceri e poi uscire fuori dopo 24 anni» è infine il commento del presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra.
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