Roma, l’omicidio di Luca Sacchi e quella Smart che girava da ore a caccia di una preda: cosa sappiamo finora
Un delitto atroce, uno sparo alla nuca visto in troppi film di quart’ordine, per portare via uno zainetto che all’interno conteneva quasi nulla. È la chiave che al momento sembra più realistica per spiegare la morte del giovane Luca Sacchi che ieri sera, 23 ottobre, attorno alle 23.20 era in zona Caffarella a pochi passi da un pub assieme alla ragazza quando due aggressori, apparentemente bianchi e romani, li hanno presi alle spalle. Nelle ore successive, specie dopo la morte del ragazzo, sono circolati anche elementi che non tornano. In parte sono gli stessi inquirenti della procura di Roma a confermare che non tutti i testimoni hanno dato la medesima versione dei fatti. Vediamo cosa sappiamo finora:
1. La macchina
I rapinatori si sarebbero mossi con una Smart bianca, dicono quasi tutti i testimoni che Open è riuscito a contattare. È la versione che confermano anche i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, ai quali la pm Nadia Plastina ha affidato gli accertamenti. Il gestore del pub ci ha raccontato che l’auto girava da ore attorno alla zona e si è fermata quando ha individuato Luca e la fidanzata, Anastasiya. Li cercavano? Al momento la versione più plausibile è che fossero in caccia della preda giusta. La ragazza ricorda l’auto ferma in attesa, i testimoni che si sono affacciati l’hanno vista sfrecciare via subito dopo. Qualche altro testimone dice di aver visto anche due ragazzi correre via a piedi, ma saranno le telecamere a confermarlo. Telecamere le cui immagini sono già state acquisite dagli inquirenti. Sono almeno quattro i dispositivi di videosorveglianza installati all’esterno di due negozi che potrebbero fornire elementi utili alle indagini.
2. La dinamica
Alcuni testimoni dicono che Luca ed Anastasiya erano in disparte da soli, la maggioranza li ha visti assieme a due amici. Certo è che si trovavano dall’altra parte della strada, rispetto al pub, quando sono stati aggrediti. Cosa è accaduto a quel punto? Uno dei due aggressori ha colpito Anastasiya con una mazza, dritto sulla alla nuca, ha strattonato lo zaino e lei è caduta a terra. Quando lei si si è girata e ha ceduto lo zaino all’aggressore, ha sentito che Luca alzava la voce, alzava il braccio, ma pare senza nessuna reazione “violenta”. Subito dopo lo sparo “come un petardo”. Secondo altri testimoni, Luca ha reagito spintonando gli aggressori o dandogli un cazzotto.
3. Gli aggressori
Bianchi, nessun abito particolare, molto probabilmente romani, dato l’accento. I testimoni dicono tutti la stessa cosa, gli aggressori non avevano nessun segno identificativo particolare. Anzi uno: sembravano italiani e con accento romano. Le telecamere del quartiere potrebbero dire qualcosa di più.