La famiglia Cucchi chiede di sostituire il giudice «troppo vicino ai carabinieri»
La famiglia di Stefano Cucchi ha deciso di presentare, tramite il loro legale, Fabio Anselmo, un’istanza di ricusazione (ovvero una richiesta di sostituzione) del giudice monocratico di Roma a cui è stato assegnato il processo, che comincerà a novembre, a carico di otto carabinieri, tra loro anche alti ufficiali, accusati di presunti depistaggi dopo la morte del geometra romano dell’ottobre del 2009.
Il motivo? Secondo la parte civile, il giudice sarebbe «troppo vicino all’arma dei carabinieri». Da qui la decisione di avvalersi della ricusazione, un istituto del diritto processuale che dà la facoltà alla parte di chiedere, per un determinato processo, la sostituzione del giudice qualora quest’ultimo non dovesse apparire credibile nell’esercizio delle sue funzioni.
«Da un casuale accesso a fonti aperte è emerso che il giudice – c’è scritto sull’istanza – ha partecipato, quale magistrato appartenente al tribunale di Terni, a una serie di eventi (convegni, inaugurazioni e conferenze) tenuti tra il 2016 e 2018 e che sia per oggetto, sia per i partecipanti (tra gli altri, alti appartenenti all’arma dei carabinieri) hanno attirato l’attenzione degli scriventi».
Una scelta – quella avanzata dal legale della famiglia Cucchi – «fatta con l’obiettivo di sgombrare qualsiasi ombra in un processo che si annuncia delicato, complesso e che deve essere libero da rapporti di conoscenza personale».
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