Proteste a Barcellona: «Liberate i prigionieri politici». Incendi e scontri con la polizia: ci sono feriti e arrestati
All’inizio il clima era disteso tra le 350.000 mila persone che si sono riunite oggi, sabato 26 ottobre, per manifestare al grido «liberate i prigionieri politici». «Nessuna violenza ci rappresenta», hanno precisato gli organizzatori del corteo che si è svolto lungo il Carrer de la Marina a Barcellona.
L’Assemblea nazionale catalana e l’associazione Omnium cultural hanno coordinato quella che è stata la partecipazione di oltre un centinaio di organizzazioni della società civile.
«I nostri leader sono stati detenuti ingiustamente e nessuna sentenza cambierà i nostri obiettivi», commenta un loro portavoce. Ciò a cui si riferisce è la condanna – risalente a 16 giorni fa – dei 9 leader indipendentisti che hanno partecipato all’organizzazione del referendum che ha portato alla dichiarazione di indipendenza unilaterale della catalogna nel 2017. Il presidente del governo della Catalogna Joaquim Torra ha assicurato, all’inizio della manifestazione: «Andremo fin dove i catalani vorranno».
In serata il clima si è fatto più teso e rapidamente si è acceso un confronto tra i manifestanti e le forze di polizia. Alcuni individui incappucciati si sono infiltrati alla protesta e gli agenti hanno risposto caricando i manifestanti. Questi, a loro volta, hanno iniziato a lanciare oggetti contro la polizia.
Gruppi di manifestanti hanno eretto barricate e acceso fuochi in mezzo a diverse strade del centro di Barcellona, come sul Paseo de Gracia e nella via Pau Claris. La polizia – quando sono le 23 di sabato sera – sta intervenendo per disperderli. Secondo i servizi sanitari ci sarebbero finora quattro feriti, mentre le dell’ordine hanno parlato di tre persone arrestate.
Il costo di questi scontri sta iniziando a farsi largo tra pagine dei giornali: il Guardian parla di una spesa di tre milioni di euro per riparare ai danni alle infrastrutture cittadine e di 2 milioni per i negozianti i cui locali sono stati colpiti. Barcelona Oberta, l’associazione turistica, stima che il reddito di chi opera nel settore abbia subito un calo che va dal 30% al 50%.
Intanto a Madrid sembra che non ci sia la volontà di aprire un dialogo con Barcellona. La vicepremier Carmen Calvo ha ricordato che «il governo ha incontrato gli esponenti della Generalitat in diverse occasioni, ma li ha avvertiti che non esiste parlare di diritto all’autodeterminazione». Domani, i catalani «unionisti» che sono sulla sua stessa linea di Madrid hanno organizzato una contro-manifestazione a Barcellona.
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