Il marchio di Dzeko e Zaniolo lancia la Roma. E fa sprofondare il Milan (2-1)
Il 2-1 dell’Olimpico nasconde una grossa bugia. Se non fosse stato per Donnarumma e per un pizzico di imprecisione dei saltatori in giallorosso, il passivo sarebbe stato più robusto, diverso. Come diverso è lo status qualitativo delle due squadre. La Roma, che gioisce con le reti di Dzeko e Zaniolo, è sulla via della piena guarigione; in cammino sulla strada che porta in Europa (-1 dal Napoli quarto, superato il Cagliari). Il Milan, al contrario, lascia intravedere solo tiepidi e inefficaci segnali di crescita (come Theo Hernandez, al di là del gol). E, la classifica non mente, la zona retrocessione è distante solo tre lunghezze. Un qualcosa di inimmaginabile a inizio stagione.
Trova le differenze
La vittoria della Roma, che deve rinunciare ancora a otto potenziali titolari, nasce dalla spigliatezza dei suoi giocatori e, senza girarci troppo intorno, dalla superiorità della rosa a disposizione di Paulo Fonseca. Le buone notizie, per lui, abbondano. Pastore ha recuperato piena autonomia, e per classe non si discute. Zaniolo, al quinto gol in Serie A, il nono totale con la Roma e sempre all’Olimpico, si carica con le critiche (mica roba da poco). E poi c’è Dzeko, l’unico insostituibile della squadra. Lui la apre (incredibile che il miglior colpitore aereo del campionato salti da solo), lui ringrazia Calabria e manda Zaniolo a prendere i 3 punti che decidono il match. Bene Veretout e Mancini, reinventato centrocampista davanti alla difesa, per una squadra che deve ancora migliorare (e tanto), ma è in linea con gli obiettivi di inizio stagione e, a pieno organico, può togliersi belle soddisfazioni.
Donnarumma ultimo baluardo
E il Milan? Palleggia meglio quando i ritmi sono bassi, ma al primo strattone si fa tutte le scale. Si perde il conto degli errori in uscita. Biglia è sempre più la copia sbiadita di qualche stagione fa. E gli stessi esterni (Calabria e Hernandez) propiziano rispettivamente secondo gol e terzo ‘quasigol’ di Zaniolo, sul quale Donnarumma, miracoloso nel primo tempo anche su Pastore, ci mette una pezza. Il punto è questo. Il Milan, che ha un buco in difesa a destra (anche oggi Conti sostituito) appare orfano di un mercato ordinato. Di Leao c’è scarsa traccia. Di Bennacer, Krunic e Rebic, per ora, manco a dirlo. E Theo Hernandez, nonostante i limiti difensivi, resta con Calhanoglu l’unico a creare qualcosa davanti. Anche perché Suso fa poco per smontare le critiche dei tifosi rossoneri e Piatek è diventato sterile sotto porta. Pioli? C’entra poco, non ha la bacchetta magica. Qualcosa di buono già l’ha fatto. Ma serviranno maggiore applicazione, cattiveria e qualche ‘vip’ ritrovato in più per evitare di ritrovarsi in un campionato di trincea. Oltre che di passione. Quella, i tifosi del Milan la stanno già vivendo.
Foto di copertina Ansa