Cile, la denuncia di Josué: «Torturato e stuprato in caserma col manganello»
È il 21 ottobre quando alle due del mattino Josué Mauriera Ramirez, durante il coprifuoco in Cile, viene prima arrestato dalla polizia e poi «picchiato fino a perdere conoscenza». Lui, uno studente cileno che frequenta l’università di Medicina, ha deciso di denunciare tutto in un video a Repubblica.
Josué parla di lesioni sulla gamba e sul gluteo. «Nel commissariato, fuori dai bagni, nel punto non ripreso dalle telecamere, mi hanno colpito col manganello e a calci», racconta. Poi sarebbe arrivata anche la minaccia: «Il capo della polizia mi ha detto “Cosa succede se ti porto in quella stanza e ti ammazzo?”, e io ho risposto: “Uccidimi pure, perdi il tuo lavoro, la tua famiglia, tutto”».
Inoltre, scorgendo le sue unghie tinte di rosso, gli agenti di polizia gli avrebbero domandato se fosse omosessuale. Ed è a quel punto che l’avrebbero stuprato: «Almeno tre agenti sono rimasti coinvolti in un episodio di tortura sessuale. Mi hanno abbassato i pantaloni e mi hanno violentato col manganello di servizio. Ero terrorizzato, avevo paura che mi uccidessero».
Un incubo culminato con una citazione a giudizio per furto in locale e aggressione a pubblico ufficiale. È stato accusato anche di associazione a delinquere e condannato a 45 giorni di prigione preventiva.
Foto in copertina: Repubblica.it
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