Delitto Roma, tutti i particolari nel provvedimento del gip. Del Grosso: «Ho perso il controllo della pistola» – Le carte
L’ordinanza di custodia cautelare, dopo il delitto di Roma della scorsa settimana, ricostruisce tutto quello che la procura sa – al momento – della sparatoria costata la vita a Luca Sacchi e lascia intendere quanti dubbi ancora ci siano sul comportamento della sua fidanzata, Anastasia.
Scrive il gip, Corrado Cappiello, ad esempio, che Valerio Del Grosso, il giorno dopo l’omicidio si è confidato subito con un gruppo di amici. L’errore è poi stato raccontato al fratello, che assieme al resto della famiglia, ha scelto di denunciare Valerio.
«Non volevo ucciderlo»
Lo sfogo, per come lo raccontano i testimoni, fa venire i brividi. «Alla presenza di tre amici – scrive il gip – mimando il gesto con una mano ha riferito “non volevo ucciderlo, il rinculo della pistola me lo ha fatto colpire in testa”».
Il gip, però, a questa versione dei fatti – il colpo partito per sbaglio – crede ben poco: «Tale ricostruzione – scrive – è destituita di qualsiasi fondamento, essendo sconfessata dalla dinamica riferita da uno dei testimoni oculari dell’omicidio, secondo cui l’aggressore, dopo essere stato spinto a terra da Sacchi Luca, si è avvicinato a due metri, ha estratto una pistola dalla cintola ed ha esploso un colpo che lo ha raggiunto alla testa».
Peraltro, anche l’altro testimone oculare dello sparo, ha descritto un’azione volontaria di sparo da parte di un ragazzo che, incamminatosi lungo la strada con un braccio testo lungo il corpo, ha alzato il braccio e si è inteso il fragore seguito da un lampo».
Dopo la sparatoria, Del Grosso era terrorizzato. Un altro testimone «ha dichiarato di avere ricevuto alle 23.50 del 23.10. 2019 una telefonata da parte di Del Grosso. All’appuntamento concordato, nascosto dietro delle piante, gli ha confidato di aver sparato ad una persona in zona Colli Albani; fatto al quale ha creduto solo l’indomani dopo aver letto un articolo riguardante l’omicidio della notte precedente».
Il ruolo di Luca
Anche il ruolo di Luca Sacchi, col passare dei giorni, diventa meno limpido. Come si legge nell’ordinanza, infatti, prima di tutto all’acquisto di un quantitativo di droga che potrebbe essere consistente (2mila euro in marijuana), racconta uno dei due che dovevano fare da palo, ovvero Simone Piromalli, «erano interessati tre ragazzi e una ragazza».
Il mediatore dello scambio, poi Giovanni Princi, sul quale sono in corso accertamenti, è definito dai testimoni e amici di Luca, un «un amico intimo di Luca Sacchi», un «pregiudicato per reati inerenti agli stupefacenti »: c’era anche lui nel pub John Cabot quella sera, sebbene si sia allontanato «prima dell’arrivo dei carabinieri». Era certamente lui il contatto che doveva mediare con Valerio Del Grosso perché i due emissari mandati da quest’ultimo a verificare se Anastasia avesse i soldi necessari, avevano conosciuto proprio Princi come mediatore che, all’arrivo di Del Grosso, si era appartato con lui per discutere dell’erba.
Gli indizi
Gli indizi contro i due sospettati, Del Grosso appunto e Paolo Perino, entrambi ventunenni, sono ormai consolidati: «In ordine alle esigenze cautelari, deve osservarsi come sussista il concreto pericolo di commissione di ulteriori gravi delitti con uso di armi o altri mezzi di violenza personale da parte di entrambi gli indagati”, scrive il gip Cappiello. «La custodia cautelare in carcere – scrive ancora nelle 8 pagine di ordinanza cautelare – appare proporzionata all’entità dei gravissimi fatti. Inoltre va osservato che gli indagati cercarono di darsi alla fuga».
Nelle prossime ore, la procura di Roma ha intenzione di convocare nuovamente Anastasia Kylemynik per provare a chiarire la sua posizione. Che potrebbe passare rapidamente da testimone e vittima ad indagata.
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