Liliana Segre: «Gli hater? Vanno curati. Persone per cui avere pena»
Liliana Segre, la senatrice a vita che fu deportata nei campi di concentramento nazisti, risponde agli hater che la prendono di mira con circa 200 messaggi razzisti al giorno. In un seminario all’Università Iulm di Milano, Segre ha parlato di «persone per cui avere pena» e che «vanno curate».
Sono persone che possono essere recuperate quelle che usano i social per insultare? Questa la sua risposta: «La speranza in una nonna c’è sempre, ma la realtà qualche volta si abbatte sopra la speranza con una bastonata tremenda. Io di bastonate ne ho prese tante e sono ancora qui».
Per lei la peggiore bastonata è stata «quando hanno ucciso il padre». «Ogni minuto va goduto e sofferto – ha concluso – bisogna studiare, vedere le cose belle che abbiamo intorno, combattere quelle brutte, ma perdere tempo a scrivere a un 90enne per augurarle la morte… Tanto c’è già la natura che ci pensa».
La senatrice ha parlato anche di “The Shoah party“, il gruppo WhatsApp, nato nel 2018, che inneggiava a Hitler e all’Isis . «La differenza è che adesso i messaggi di odio arrivano con più facilità perché si può rimanere anonimi. Ma ci sono sempre stati, adesso si possono esprimere con grande facilità. Ecco perché i ragazzini piccolissimi vanno protetti e invece hanno in mano Shoah party».
Indagine della Procura
Resta aperto, nella Procura di Milano, un fascicolo contro ignoti, per molestie e minacce a seguito degli insulti arrivati sui social network alla senatrice Liliana Segre. L’indagine è stata aperta nel 2018.
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