Carrefour, licenziati con un Whatsapp. L’azienda si giustifica: «Chiusura inevitabile, crisi grave»
Quello dei 52 dipendenti del Carrefour di Crotone, «licenziati con un Whatsapp», è un vero e proprio grido di allarme. I lavoratori, nonostante tutto, ogni giorno continuano a recarsi davanti a quelle saracinesche abbassate: «non ricevono lo stipendio da luglio» e adesso a Open denunciano «il cattivo odore provenire dal supermercato a causa della carne in putrefazione».
Intanto la Grande distribuzione lametina – la società di Franco Perri che gestisce il punto vendita di Crotone – cambia toni e parla di «inevitabile chiusura del punto vendita».
Quel famigerato whatsapp – «La mia volontà di non lasciarvi senza lavoro non è riuscita. Se riusciamo a fare l’inventario, i soldi che ricaviamo li destiniamo a voi» – non era altro che «l’amara comunicazione della già ben nota a tutti negativa conclusione degli sforzi profusi dall’azienda per superare la crisi e, quindi, la inevitabile chiusura del punto vendita. Per cui con tale messaggio la scrivente non ha comunicato alcun licenziamento ai lavoratori e non era altro che la messa a conoscenza del direttore della evoluzione di un iter già a conoscenza delle parti interessate».
L’azienda – in una nota inviata ai media calabresi – parla di «travisamento dei fatti» e «non corretta informazione» precisando, poi, di aver rilevato il punto vendita nel 2014 «per invertire quel trend negativo» che già persisteva da anni.
Dopo quattro anni, però, si è vista «costretta ad attivare la procedura per il licenziamento di 22 lavoratori», nonostante – spiegano – abbiano provato a «reperire un partner a cui cedere o affittare il punto vendita» oltre a «tentare di ottenere una riduzione delle condizioni economiche del contratto di fitto del ramo di azienda». Tentativi non andati a buon fine.
Da qui la comunicazione, «risalente al 16 ottobre», dell’avvio del procedimento dei licenziamenti collettivi per i quali «è previsto anche il confronto sindacale». I licenziamenti effettivi, poi, «non sono stati ancora intimati» anche perché non basta un messaggio whatsapp per cacciare via 52 dipendenti. Ma la strada sembra essere segnata.
E i sindacati non ci stanno: «La politica commerciale adottata dalla proprietà si è dimostrata fin da subito deficitaria per la mancanza di un sempre più evidente approvvigionamento di merce sugli scaffali causando l’allontanamento di fatto dei clienti storici e determinando così un calo sempre più evidente del fatturato». «Perché Perri prima ci parla di licenziamento collettivo per riduzione del personale e poi per cessazione di attività?» si domandano. In gioco c’è la vita di 52 famiglie.
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