La deputata Pd che vuole i codici sui caschi degli agenti: «Il G8 resta una ferita aperta per l’Italia»
Arriva in commissione Affari Costituzionali della Camera la proposta di legge della deputata Pd Giuditta Pini sull’identificazione delle forze dei polizia: «Quando ci fu il G8 di Genova avevo 16-17 anni. Quella resta una ferita aperta per il nostro Paese. Spero nell’appoggio di questa maggioranza», dice l’esponente Dem. L’Italia era stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per le azioni delle forze dell’ordine nei giorni del G8 del 2001: «A Bolzaneto ci fu tortura». Ora le opposizioni annunciano ‘le barricate’ contro quella che considerano «una schedatura degli agenti che rischiano la vita ogni giorno».
Che cosa prevede la sua proposta di legge?
«Ci sono cinque articoli, ma il punto centrale è mettere i codici identificativi sui caschi e sulle divise delle forze dell’ordine. I numeri saranno dati a rotazione a ogni manifestazione, ma solo per le manifestazioni per cui sia previsto l’utilizzo di caschi e assetto anti-sommossa. Non stiamo parlando di poliziotti sulle volanti e durante il lavoro di routine. Questo numero cambia da manifestazione a manifestazione e può essere usato solo in presenza di una denuncia e solo nel caso in cui un giudice richieda l’identificazione di quel poliziotto».
Chi custodirà questo elenco con i codici e i nomi?
«La questura. E ripeto, a ogni manifestazione cambierà il codice».
Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno criticato il provvedimento di cui è prima firmataria, considerandolo una ‘schedatura’ delle forze dell’ordine…
«Non è così. Ho inserito nella proposta di legge anche la presenza di bodycam, in modo che si registri anche il punto di vista del poliziotto. Era stata una richiesta di alcuni sindacati di polizia già nella scorsa legislatura».
Ci sono sindacati di polizia che la pensano in modo opposto a lei. Il segretario generale del Coisp ha invitato la politica a «occuparsi dei criminali travestiti da manifestanti che distruggono le nostre città, invece di schedare gli agenti». Cosa risponde?
«Gli direi di leggere bene la proposta, perché non ci sarà alcuna schedatura. Il mio testo tutela sia le forze dell’ordine sia i manifestanti. Poi nel momento in cui si andrà a discutere la legge, ci sarà la possibilità per tutti di esporre le proprie opinioni alla Camera, senza minacciare barricate. In parlamento, si discute».
Quando aveva presentato questa proposta di legge?
«L’avevo depositata qualche mese fa, ma è stata assegnata alla commissione (Affari Costituzionali, ndr) solo recentemente. Si tratta di una proposta che è già stata presentata più volte e viene dalla scorsa legislatura».
Nella scorsa legislatura erano stati presentati disegni di legge da parte di esponenti 5 Stelle, Pd e Sel. Questa volta lei avrà l’appoggio dell’attuale maggioranza?
«Vedremo il dibattito che si aprirà all’interno della maggioranza, spero di sì. Nel testo ho citato il G8 di Genova, che è una ferita ancora aperta nel nostro Paese. Una delle richieste che venne dopo quell’esperienza, per fare in modo che non si ripetesse mai più, fu quella di avere il codice identificativo come altri Paesi europei. Dobbiamo ricordarci che è un episodio successo non più di 20 anni fa: non stiamo parlando di tempi antichissimi».
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