Gli allievi le regalano il dizionario arabo-italiano per non escludere i compagni egiziani. La maestra: «I bambini ci salveranno»
«Grazie a una buona scuola formiamo buoni adulti. Ne sono convinta», a parlare a Open è Antonella – maestra elementare dell’istituto comprensivo Giacosa di Milano, meglio conosciuto come la scuola del Parco Trotter – che da pochi giorni ha ricevuto in regalo dai suoi allievi, egiziani nati in Italia, un piccolo dizionario arabo-italiano, con le parole più utili per comunicare più efficacemente con due bimbi egiziani, appena arrivati in Italia e che quindi stentano a parlare la nostra lingua.
Allievi che si trasformano in interpreti per un giorno e che, «durante l’intervallo» – ci racconta la maestra – hanno scritto di loro pugno un piccolo vademecum arabo-italiano con parole tipo «ciao, come stai, grazie, bravo, va bene, studia, colore, aspetta». Accanto persino la pronuncia.
Il vocabolario arabo-italiano
«Quando per la prima volta ho usato una parola in arabo, il mio nuovo allievo egiziano mi ha sorriso, ha sgranato gli occhi e poi lo ha raccontato ai genitori. Questa storia mi ha colpito molto», ci ha spiegato la maestra Antonella che lavora in una scuola composta soprattutto da bimbi stranieri (provenienti da Egitto, Bangladesh, Cina, America Latina e Filippine) visto che si trova in uno dei quartieri multietnici del capoluogo lombardo.
Classe multietnica
«Nella mia classe l’80% degli allievi non sono italiani. I piccoli litigi è normale che ci siano ma non dipendono di certo dal colore delle pelle. La mia, infatti, è una classe “gentile”, sono loro che insegnano a me. I bambini ci salveranno». Infine: «Nella prima cena di classe, ad esempio, c’erano bimbi e genitori sia musulmani che cattolici, tutti insieme. C’era chi non poteva mangiare carne ad esempio. E sa dove eravamo? In un ristorante peruviano».
Questo è l’esempio di come i bambini, con la loro spontaneità e senza alcun pregiudizio, possano insegnare tanto ai più grandi. Con estrema semplicità. L’integrazione è ancora possibile.
Foto in copertina: Open | Antonella Meiani
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