La tesi di Bolsonaro: l’Amazzonia «è umida», ergo «non prende fuoco»
L’Amazzonia? «Non sta prendendo fuoco, la foresta è umida, quindi non c’è modo di farle prendere fuoco». Parola del presidente brasiliano Jair Bolsonaro, durante un intervento davanti ai partecipanti della Davos del Deserto, la terza edizione del Future Investment Initiative (FII) a Riad.
«Qualche settimana fa, il Brasile è stato fortemente attaccato da un capo di Stato europeo sulla questione amazzonica, problemi che si ripetono ogni anno, che fanno parte della cultura dei popoli nativi: bruciare le loro terre, distruggere una parte delle loro terre per piantare, per la sopravvivenza», dice Bolsonaro riferendosi alla polemica con il presidente francese Emmanuel Macron.
L’Amazzonia «presenta un mondo di opportunità, abbiamo una biodiversità che è ancora del tutto sconosciuta. Siamo pronti ad accogliere qualsiasi paese che voglia firmare un accordo di partnership con noi. Andremo a esplorare la biodiversità dell’Amazzonia, perché i popoli laggiù, che sono indios, non vogliono restare come degli uomini preistorici», dice il presidente. E assicura: «Finiremo l’anno con i livelli medi più bassi di incendi e calore nella storia del Brasile. Pertanto, l’incendio è un’accusa, una fake news, una menzogna, fatta contro il Brasile».
È di fine settembre la notizia, resa nota da The Intercept, che da mesi il governo brasiliano, guidato da Bolsonaro, starebbe elaborando un progetto per lo sviluppo dell’Amazzonia che prevede la costruzione di una centrale idroelettrica, l’estensione dei collegamenti autostradali e uno spostamento di popolazione verso la regione.
In copertina il presidente del Brasile Jair Bolsonaro/Wikipedia
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