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Migranti, Lamorgese “corregge” Salvini: «Non siamo di fronte a nessuna invasione»

01 Novembre 2019 - 08:09 Redazione
Il ministro dell'Interno risponde a Salvini sul tema immigrazione e invita il governo a sostenere i rimpatri volontari assistiti

Scade domani, 2 novembre, il memorandum d’intesa tra Italia e Libia. Firmato nel 2017 dall’allora premier Paolo Gentiloni e dal presidente governo di riconciliazione nazionale libico Fayez al-Serraj, l’intesa era nata per disciplinare il rapporto di collaborazione tra i due Paesi in materia di cooperazione economica e contrasto all’immigrazione illegale. «Sì, il governo è al lavoro per modificare i contenuti», è la conferma che arriva dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese intervistata da la Repubblica. Lamorgese ribadisce che occorre sostenere i rimpatri volontari assistiti, «quelli organizzati dall’Unhcr e dall’Oim, che hanno già consentito il rientro in patria di 25 mila migranti e vanno svuotati i centri attraverso i corridoi umanitari europei». A Matteo Salvini che parla di invasione di migranti, il neo capo del Viminale risponde che l’Italia «non è di fronte a nessuna invasione. Nel 2019 – spiega – gli arrivi sono stati 9.600 rispetto ai 22 mila di tutto il 2018. I dati a cui si fa riferimento sono relativi al solo mese di settembre».

Ma un dato in crescita c’è ed è quello degli sbarchi autonomi che il ministro dell’Interno definisce «un fenomeno nuovo». «Nel 2018 i migranti approdati qui con piccole imbarcazioni sono stati circa 6mila, mentre dall’inizio di quest’anno sono circa 7.500, e la tendenza all’incremento s’era registrata già dal mese di aprile». Sugli insulti a Liliana Segre Lamorgese dice di provare «uno sdegno profondo per le parole d’odio e indirizzate alla senatrice». Poi c’è la questione delle astensioni proprio sulla proposta della senatrice per istituire una commissione che vigili su odio e razzismo: «È inaccettabile che in un Paese che ha costruito la propria Carta dei Valori sul rifiuto di ogni forma di discriminazione, si tenti di riportare, anche con una inaudita violenza verbale, le lancette dell’orologio a una tragica e vergognosa pagina della storia».

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