Ancora proteste a Hong Kong: manifestanti attaccano la sede dell’agenzia stampa cinese
Continuano le proteste a Hong Kong ma per la prima volta i manifestanti hanno preso di mira la sede di un’agenzia di stampa cinese. All’entrata di Xinhua, nel distretto di Wan Chai, le riprese televisive dei media locali hanno mostrato un incendio, finestre rotte, graffiti sui muri.
In questo ventiduesimo weekend di proteste i manifestanti hanno anche commesso atti vandalici contro banche cinesi e attività che ritenevano avere legami con Pechino. La rabbia per quella che ritengono una forte limitazione della libertà di Hong Kong sta infatti crescendo. Ora il movimento (iniziato in giugno contro la legge sull’estradizione) punta su nuove rivendicazioni, come l’elezione diretta dei leader di Hong Kong.
Il primo novembre la polizia aveva sparato gas lacrimogeni e usato un cannone ad acqua per disperdere alcuni manifestanti, dopo che i partecipanti avevano scagliato molotov contro le forze dell’ordine. I mezzi blindati della polizia cinese restano in alcuni punti della città.
La polizia aveva dichiarato illegali i sit-in del 1 e del 2 novembre perché i partecipanti indossavano delle maschere, atto reso illegale da un decreto della governatrice Carrie Lam: dall’inizio delle manifestazioni sono state arrestate 3.000 persone.
Pechino, in un documento del Partito Comunista rilasciato dopo un’assemblea generale, ha affermato che avrebbe «stabilito e rafforzato il sistema legale e la sua applicazione» per preservare la sicurezza nazionale di Hong Kong.
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