Francesca Pascale lancia un’associazione pro Lgbtq «anche nel mio interesse». L’intervista bomba: «No a sovranismo e i pregiudizi»
Francesca Pascale, fidanzata di Silvio Berlusconi, ha annunciato il lancio di un’associazione per i diritti del mondo Lgbtq, dalla difesa delle famiglie arcobaleno fino alle donne vittime di violenze, passando per l’impegno alla prevenzione dell’Hiv. Lo fa attraverso una rara intervista al Fatto quotidiano raccolta da Francesca Fagnani, nella quale non risparmia posizioni nette contro la svolta sovranista del centrodestra e gli attacchi subiti negli anni, anche sul suo orientamento sessuale. Il giorno in cui i leader del centrodestra sono tornati in piazza insieme per segnare la rinascita della coalizione a marcata trazione sovranista, la 35enne, compagna di Berlusconi da almeno 10 anni, non c’era. Le sue idee su Matteo Salvini non sono mai state morbide, in passato lo aveva anche definito «Il male» e con il passare del tempo la sua posizione sembra essersi rafforzata: «Per Salvini non ho particolare simpatia, com’è noto».
Anti-sovranista
In piazza San Giovanni Pascale non c’era: «Perché non condivido il sovranismo, aborro gli estremismi». Quel giorno aveva anche detto al leader di Forza Italia di avere paura: «Mi preoccupa che nel 2019 ci sia ancora da combattere per affermare i diritti e libertà di ciascuno, compresa quella di vivere senza pregiudizi il proprio orientamento sessuale».
I pregiudizi
Pascale stessa ha subito più volte quel tipo di pregiudizi, quando in passato c’è chi ha detto che fosse lesbica: «Non mi sono mai sentita offesa – ha risposto – semmai violata nella privacy». Dice di aver subito discriminazioni più per l’«amore non convenzionale» con un uomo più anziano di 49 anni: «Non ho mai usato paletti per definirmi, non ho mai usato paletti per definirmi, non ho mai detto né di essere eterosessuale né gay. Nelle amicizie come nell’amore non seguo stereotipi». Da qui l’impegno sociale di Pascale, inaugurato con l’apertura di un profilo Instagram proprio nel giorno del comizio di piazza San Giovanni. Il primo post è una foto di lei seduta su una panchina arcobaleno e la frase: «Questo è il mese delle famiglie… di tutte le famiglie». Un’idea ribadita anche nell’intervista al Fatto: «Combattere a favore dei diritti Lgbtq va a tutela anche della mia persona: e se domani io scegliessi di vivere in una famiglia arcobaleno? Perché dovrei vivere in uno Stato che mi odia a prescindere?».
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