«Salvini fascista?» Secondo il pm dirlo non è reato: chiesta l’archiviazione per gli attacchi di Toscani
Secondo il pubblico ministero milanese Stefano Civardi dare a Matteo Salvini del «fascista» e dell’«incivile» non è diffamazione, ma può essere «scriminato dall’esercizio del diritto di critica politica» tutte le volte in cui l’epiteto, «lungi dall’essere semplice argumentum ad hominem» e dunque «gratuito attacco alla persona di Salvini» o al suo partito, intende «biasimare scelte politiche al centro del dibattito pubblico». A darne notizia è Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera.
L’episodio legato alla sentenza risale al 2 agosto quando invitato alla trasmissione La Zanzara, su Radio 24, il noto fotografo, alla domanda se Salvini fosse fascista aveva risposto: «No, di più. Peggio, dopo aver visto ciò che si è visto. Chi è che parla di castrazione? E lui dice no, non possono sbarcare… Non sono clandestini sui barconi, c’è della gente… Salvini è un incivile».
Secondo il pm, «la parola fascista, in questa chiave di archiviazione parametrata sulla critica in generale di condotte al centro di dibattito, può sembrare venir svuotata e persino banalizzata nel suo significato».
Il pm ha deciso di valutare l’offensività o meno della parola pronunciata da Toscani che, nella motivazione del pm, è sì «una rude valutazione», ma,essendo anch’essa «ancorata alla tematica di attualità del soccorso di naufraghi, evidentemente si riferisce a un giudizio su scelte politiche in contrasto con il canone di civiltà professato da Toscani».
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