Mimmo Lucano da Fazio: «Non chiedete mai alle persone da dove vengono»
«È stata lunga, è stata dura». Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, è tornato a Che tempo che fa. Dallo studio di Rai 2, davanti a Fabio Fazio, Lucano ha cominciato a raccontare la sua vita dall’“esilio”: quegli 11 mesi che ha passato fuori da Riace prima che venisse revocato il divieto di dimora. Lucano parla di una Riace che non esiste più. Le elezioni comunali del maggio 2018 hanno sancito la vittoria di Antonio Trifoli, sostenuto da una lista di centrodestra. Dopo tre mandati come primo cittadino Lucano non è entrato nemmeno in consiglio comunale. Il primo partito votato nel borgo calabrese da poco più di 2mila abitanti è stato la Lega di Matteo Salvini.
Riace è diventato un caso nazionale, e non solo. La politica di Lucano si basava sull’integrazione tra migranti e abitanti di una piccola cittadina che, come molte nella stessa area, era colpita dallo spopolamento. Un esempio che, come sottolinea spesso Fazio nell’intervista, ha fatto talmente tanto notizia da far entrare Lucano nella classifica della rivista Fortune tra le 50 persone più potenti al mondo. Un risultato spazzato via con le indagini per abuso d’ufficio e favoreggiamento all’immigrazione clandestina che lo hanno portato all’esilio da Riace.
I migranti: «Non chiedete mai alle persone da dove vengono»
Una delle domande rivolte a Lucano da Fazio ha riguardato la possibilità di accogliere persone in un momento in cui la tendenza di molti Paesi non è piuttosto quella di rafforzare la difesa dei propri confini.
«Non è possibile. Voglio raccontare un aneddoto che per me è stato un insegnamento di vita. Nel 2008 venne la carovana solidale. C’era un missionario comboniano, padre Alex Zanotelli. Ci disse: “È bellissimo quello che fate. Non chiedete mai alle persone da dove vengono. Pensate che le ha portate il vento”».
I processi: «Questioni politiche»
Mimmo Lucano parla anche della sconfitta elettorale subita a Riace dalla lista che sosteneva e dei processi che lo hanno portato lontano della sua città. «I motivi della sconfitta possono essere tanti. Io non ero a Riace. Ero stato eletto per tre mandati. C’era un partito che è cresciuto ed è cresciuto anche al Sud». Non mancano poi i processi che, sottolinea Fazio, sono arrivati nel momento in cui il caso Riace era diventato noto anche fuori dall’Italia. «Le motivazioni di questi processi credo siano soprattutto politiche. Io non mi sono arricchito e non ho voluto fare carriera. Ho rifiutato anche la candidatura che mi era stata offerta alle elezioni europee». Una delle ultime domande del conduttore è stata: «Lei ha commesso qualche sbaglio?». L’ex sindaco di Riace ha risposto «Forse sì. Ma rifarei quello che ho fatto».
La vicende giudiziarie dell’ex sindaco di Riace
Lucano nell’ottobre del 2017 è stato indagato dalla procura di Locri, proprio rispetto a quel sistema di accoglienza che era diventato un esempio, tanto da essere definito “modello Riace”. I reati contestati: truffa aggravata, concussione e abuso d’ufficio. Nel mirino proprio i fondi destinati all’accoglienza. A seguito delle indagini, nell’ottobre del 2018, Lucano viene messo ai domiciliari e sospeso dalla carica di sindaco. I domiciliari vengono revocati dopo poche settimane ma viene stabilito il divieto di dimora. Nel febbraio 2019 la Cassazione annulla il divieto di dimora. Pochi mesi dopo Lucano viene rinviato a giudizio per abuso d’ufficio e favoreggiamento all’immigrazione clandestina.
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