Papa Francesco loda l’intesa di San Severo sui migranti: la Diocesi che ha deciso di scavalcare il dl sicurezza
«Desidero porgere il mio sentito ringraziamento al Comune e alla Diocesi di San Severo in Puglia per la firma del protocollo d’intesa avvenuta lunedì scorso 28 ottobre, che permetterà ai braccianti dei cosiddetti ‘ghetti della Capitanata’, nel foggiano, di ottenere una domiciliazione presso le parrocchie e l’iscrizione all’anagrafe comunale».
Con queste parole Papa Francesco durante l’Angelus del 3 novembre ha elogiato il protocollo d’intesa raggiunto tra il comune nel foggiano e la diocesi locale, volto ad arginare l’irregolarità e lo sfruttamento degli immigrati, dei richiedenti asilo e dei senza fissa dimora.
«La possibilità di avere i documenti d’identità e di residenza – ha puntualizzato il pontefice – offrirà loro nuova dignità e consentirà di uscire da una condizione di irregolarità e sfruttamento».
In cosa consiste l’accordo di San Severo
Grazie all’accordo siglato tra il Comune di San Severo e la diocesi locale, e supervisionato dall’elemsiniere del Papa, il Cardinale Konrad Krajewski, verrà infatti offerto un domicilio formale agli stranieri che lavorano in zona, permettendo loro di registrarsi all’anagrafe, e dando modo di ottenere certificati di identità e residenza.
Un’intesa che va in direzione opposta al primo decreto sicurezza di Matteo Salvini, quello – ancora in vigore – che impedisce l’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo o di chi perde, anche temporaneamente, il permesso di soggiorno. In questo modo gli immigrati, privi di documenti di identità, non possono sottoscrivere regolari contratti di lavoro, né accedere a cure e servizi, né affittare regolarmente una casa.
«È emersa la necessità cogente di offrire una prima ed immediata risposta a quelle situazioni di “invisibilità sociale”, che pur esistendo da decenni, salvo balzare ciclicamente agli onori della cronaca locale e nazionale, non riescono ad ottenere alcuna dignità formale di presenza sul territorio», si legge nella nota dalla diocesi di San Severo.
«Molti – si legge ancora nella nota – sono i senza tetto ed i lavoratori migranti che non possono permettersi un alloggio e che, per tale motivo, non possono ottenere il riconoscimento della residenza nel territorio, inibiti, dunque, nell’accesso ai servizi minimi e costituzionalmente garantiti: primo fra tutti il diritto alla salute».
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