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ArcelorMittal si ritira da Ilva e dà la colpa a Parlamento e giudici. Bomba su Taranto

04 Novembre 2019 - 15:50 Redazione
Previsto un vertice al Mise alle 15:30

Arcelor Mittal si disimpegna dalla gestione dell’Ilva. In un comunicato diffuso dal gruppo, si legge che «secondo i contenuti dell’accordo» del 31 ottobre 2018, Arcelor Mittal «ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità delle attività di Ilva e dei dipendenti entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione» della volontà di Arcelor Mittal di lasciare l’Ilva.

Entro 30 giorni, quindi, la struttura potrebbe tornare in mano ai commissari. Al tal proposito, alle 15.30 i ministri Stefano Patuanelli (Sviluppo Economico), Giuseppe Luciano Provenzano (Sud), Sergio Costa (Ambiente) terranno un incontro al Mise sul futuro del gruppo Ilva dopo la comunicazione di ArcelorMittal di voler rescindere il contratto. Al vertice – secondo quanto riferito dall’Ansa – potrebbe aggiungersi il ministro dell’economia Roberto Gualtieri.

La posizione dell’azienda e la cancellazione dello scudo penale

Il Contratto, dice Arcelor Mittal prevede che, nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto «in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l’attuazione del piano industriale», la Società ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso Contratto.

A partire dal 3 novembre 2019, il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla Società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale: la cancellazione dello scudo penale giustificherebbe così l’annullamento del contratto.

«Altri gravi eventi, indipendenti dalla volontà della Società – affermano dall’azienda – hanno contribuito a causare una situazione di incertezza giuridica e operativa, che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva, e di gestire lo stabilimento di Taranto».

«Tutte le descritte circostanze attribuiscono alla Società anche il diritto di risolvere il Contratto in base agli applicabili articoli e principi del codice civile italiano», scrivono ancora. «In conformità con il contenuto del Contratto, la Società ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità per le operazioni e i dipendenti entro 30 giorni dalla loro ricezione della predetta comunicazione di recesso o risoluzione».

Gli incontri con il governo

Giorni fa i vertici di Arcelor Mittal, col nuovo amministratore delegato e presidente Lucia Morselli, hanno incontrato i ministri Patuanelli (Mise) e Provenzano (Mezzogiorno), affermando come la crisi del mercato dell’acciaio renda difficile il mantenimento degli impegni sia contrattuali che occupazionali assunti.

Il Governo, riservandosi di promuovere a metà novembre un nuovo vertice coinvolgendo anche i sindacati, ha dichiarato la sua disponibilità a individuare tutti gli strumenti utili a gestire questa fase di crisi. Dal canto suo, Arcelor Mittal si è impegnata a fare investimenti ambientali per 1,1 miliardi, industriali per 1.2 miliardi e a pagare l’azienda, una volta conclusi i 18 mesi di fitto decorsi dall’1 novembre 2018, 1,8 miliardi di euro, da cui detrarre però i canoni di fitto già versati.

La posizione dell’ad Morselli

In un’email inviata ai dipendenti, l’amministratrice delegata Morselli ha spiegato che «sarà necessario attuare un piano di ordinata sospensione di tutte le attività produttive, a cominciare dall’area a caldo dello stabilimento di Taranto, che è la più esposta ai rischi derivanti dall’assenza di protezioni legali».

Gli occupati sono 10.700 di gruppo, di cui 8.200 a Taranto. Attualmente a Taranto sono in cassa integrazione ordinaria 1276 dipendenti per 13 settimane, a partire dal 30 settembre, a causa della crisi di mercato.

Morselli ha anche spiegato che saranno progressivamente sospese anche «le attività di tutti gli altri reparti e aree operative, tenendo presente che l’obiettivo di queste azioni è di mantenere tutti gli impianti in efficienza e pronti per un loro riavvio produttivo».

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