Cori discriminatori negli stadi, Mirabelli: «Sono atti di violenza, avanti coi Daspo» – L’intervista
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In meno di 24 ore gli stadi italiani si sono resi teatro di due episodi fortemente discriminatori che hanno portato all’interruzione del gioco, con “minacce” di sospensione delle partite. L’uno offensivo a livello territoriale, l’altro a sfondo razzista. L’uno a Roma, l’altro a Verona. Entrambi, però, accomunati da un unico comune denominatore: le tifoserie dei club italiani presenti sugli spalti. Ne abbiamo parlato con il Presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli, ex vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, e membro della Commissione Federale di Garanzia della Figc, il massimo organo della giustizia sportiva calcistica.
Presidente, com’è possibile che sussistano ancora comportamenti del genere e quali sono le possibili conseguenze?
«Sono comportamenti del tutto contrari allo spirito sportivo che deve animare una competizione in campo e in chi assiste alla competizione. Ma attenzione, perché possono esserci delle condotte che mettono a rischio la sicurezza pubblica, o costituiscono addirittura reato».
Due casi di discriminazione diversi, e che possono avere conseguenze molto serie per chi li compie
«Partiamo dalla spiegazione delle differenze, che sono importanti. Per quanto riguarda Roma – Napoli ci sono stati dei precedenti di assoluta violenza, prima e dopo la partita. Cori o incitamenti alla violenza possono costituire il terreno di coltura di atti successivi davvero gravissimi. Nel caso dei cori razzisti contro Mario Balotelli, qui si tratta di incitamento all’odio razziale. E le espressioni di odio razziale sono condannate dall’Ordinamento. Pertanto bene ha fatto il direttore di gara a sospendere la partita e a far dare annuncio che sarebbe stata interrotta se fossero continuati questi comportamenti».
Qual è e quale dovrebbe essere il ruolo delle società sportive davanti a questi episodi?
«Le società sportive devono concorrere a educare i tifosi e evitare che le tifoserie organizzate diventino uno strumento di aggressione. Ci sono stati dei precedenti e ci sono indagini in corso, come nel caso di alcuni ultrà della Juventus a Torino, per la condotta e l’attività criminale di tifoserie. E perciò anche qui bisogna prestare grande attenzione perché, talvolta, le squadre hanno avuto una responsabilità oggettiva per quanto è accaduto al bordo del campo o sugli spalti».
Due episodi in una sola giornata di campionato sono forse spia di qualcosa che non funziona da tempo e su cui solo recentemente si è posta maggiore attenzione?
«Non bisogna ingigantire questi fenomeni: non è questo il volto del Paese. Sono però delle fiammelle che vanno controllate attentamente e seriamente».
In passato sono stati sottovalutati questi fenomeni?
«Son sempre state valutate queste iniziative perché appaiono espressione di vivacità. Successivamente tendono poi a degenerare rapidamente e perciò è necessaria massima vigilanza sin dalle origini, sin dalle radici che poi danno origine questi episodi».
Quale è e quale dovrebbe essere il ruolo delle società?
«Le società non dovrebbero soprassedere su questi comportamenti e sulle tifoserie che tendono a diventare violente, con l’attribuzione di biglietti gratuiti, per esempio. Alcuni tifosi, attraverso l’espediente del sostegno sportivo a una squadra possono diventare una testa d’ariete per atti non positivi per lo stesso sport, se non addirittura reati o attività organizzate criminali».
Il presidente Gravina ha proposto l’introduzione di pannelli acustici usati in ambito antiterroristico per individuare i responsabili dei cori. Cosa ne pensa di questa possibile soluzione?
«Possono essere utili. Tuttavia i responsabili dei cori credo siano evidenti e, in qualche caso, anche noti. Alcuni tifosi tendono a enfatizzare la propria presenza e a manifestare in maniera anche sfacciata questa loro capacità di aggregare e di comandare sulle tifoserie».
Preso atto di tutti questi aspetti, quali dovrebbero essere le priorità del calcio, ma anche dei tifosi, davanti a questi episodi?
«Bisogna isolare questi elementi. È necessario isolarli ed eventualmente affermare anche la possibilità che venga applicato il daspo, ossia il divieto di assistere alle manifestazioni sportive. È una sanzione che si è dimostrata efficace e che allontana dal campo e colpisce immediatamente e direttamente chi ha questi comportamenti che con un eufemismo possiamo definire scorretti. Per uno calcio migliore per tutti: giocatori, società e tifosi».
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