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Arresto Nicosia, usò carta intestata della Camera per nascondere i messaggi tra i boss e Messina Denaro. Le intercettazioni con la deputata Occhionero

04 Novembre 2019 - 16:09 Redazione
Grazie al blocco di fogli da Montecitorio, secondo gli inquirenti l'assistente parlamentare forniva un modo ai boss in carcere per comunicare con l'esterno senza subire controlli

Le comunicazioni tra i boss mafiosi in carcere e il superlatitante Matteo Messina Denaro sarebbero avvenute anche attraverso messaggi scritti su carta intestata della Camera dei deputati, non soggetta a controlli. Uno strumento prezioso fornito da Antonello Nicosia, assistente della deputata Giuseppina Occhionero, arrestato questa mattina dalla Dda di Palermo con l’accusa, tra le altre, di «associazione mafiosa». Nicosia e l’onorevole Occhionero hanno svolto insieme diverse visite in vari istituti penitenziari della Sicilia. Ispezioni previste tra le prerogative dei parlamentari, come ha ribadito la deputata da poco passata in Italia Viva e che dalle attività illecite del suo ex assistente ha subito preso le distanze, negando di esserne a conoscenza e mettendosi a disposizione dei magistrati. Ma dagli scambi tra i due trascritti dagli inquirenti, emergono ombre tutte da chiarire su quanto la deputata fosse o meno consapevole di quel che avveniva vicino a lei.

Le intercettazioni

Occhionero e Nicosia hanno fatto il loro primo accesso congiunto nel carcere di Trapani il 22 dicembre 2018. il giorno dopo, i due commentano in macchina l’incontro con Santo Sacco, consigliere provinciale, ex consigliere comunale di Castelvetrano, sindacalista della Uil e infine definitivamente condannato quale componente della famiglia mafiosa di Castelvetrano, per conto della quale aveva intrattenuto un rapporto epistolare con il latitante Matteo Messina Denaro. Il 15 gennaio 2019, Occhionero e Nicosia parlano di pregressi incontri con Sacco. Secondo i pubblici ministeri «nel prosieguo del dialogo, inoltre, si comprendeva che Santo Sacco, in carcere, aveva ricevuto dal Nicosia una lettera scritta su carta intestata della Camera dei Deputati… che non è sottoposta a limitazioni e controlli in quanto proveniente da membro del Parlamento». In quella intercettazione, il dialogo tra i due, scrivono i pm, «lasciava intuire che il Nicosia era addirittura riuscito a procurarsi uno strumento sottratto direttamente dalla legge a qualsiasi verifica, per comunicare con gli associati mafiosi detenuti».

Dice Nicosia: «A Trapani hai visto… lui è convinto che comanda lui a Trapani perché quello è amico suo il comandante… la carta intestata della Camera, cioè io sono Santo Sacco, pure qua dentro, capito, la carta intestata della Camera». La deputata chiede (a Nicosia ) se gli è piaciuta e Nicosia risponde: «Ma certo, la carta intestata della Camera, gli potevo mandare una cosa così? Mi sono fatto dare un blocchetto di carta intestata Camera dei Deputati». Occhionero: «Bravo!». E Nicosia: «Con la firma sotto perché ho firmato tutte e due, gli ho messo Onorevole… e lui questa cosa la porterà in giro come fidanzata… sezione sezione. Io sono Santo Sacco, io sono Santo Sacco anche in galera! Ed il primo ministro (Matteo Messina Denaro, ndr) è sempre a Castelvetrano … non si scherza (ride)». La deputata Occhionero risponde: «A posto … (ride)».

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