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Caso Balotelli, la proposta del sedicenne del Milan N’gbesso: «Al primo insulto fuori tutti dal campo»

05 Novembre 2019 - 11:04 Cristin Cappelletti
«Inutile girarci intorno: se qualcuno fa il verso della scimmia a un giocatore perché è di colore, quello è razzismo: sento troppi sì ma. E anche se sono solo due, sono troppi», ha detto il presidente dell'Aic Damiano Tommasi

«Erano in venti a far buuh e ululati razzisti, il resto della curva veronese applaudiva invece Balotelli». È il referto che la Procura della Figc ha preparato per il giudice sportivo chiamato domani a valutare i fatti della partita Verona-Brescia, che hanno riportato nella bufera razzismo il calcio italiano. L’Hellas non rischierebbe nulla, se non di giocare un turno casalingo a porte chiuse. In attesa delle decisioni della giustizia sportiva, che potrebbe slittare in attesa di ulteriori approfondimenti di indagine, la Lega Serie A, ha annunciato il suo a.d., Luigi De Siervo, lavora con la polizia per individuare i responsabili perché «queste persone non possano più entrare in uno stadio italiano». La serie di insulti e buu rivolti a Mario Balotelli hanno portato l’attaccante a scagliare un pallone nella curva gialloblù, un gesto che ha costretto l’arbitro a interrompere la partita. A fine gara l’episodio di razzismo subito da Balotelli ha riaperto l’ennesimo questione del razzismo negli stadi italiani. Tanti gli episodi, troppi negli ultimi mesi. A riaccendere la polemica sono state ancora di più le parole pronunciate dal capo ultrà dell’Hellas, Luca Castellini, il quale ha accusato Balotelli di aver messo in piedi «una pagliacciata» e di aver sentito gli insulti solo «nella sua testa». Non solo, Castellini, coordinatore di Forza Nuova per il nord d’Italia, non ritiene l’ex attaccante del Liverpool completamente italiano: «Ha la cittadinanza ma non potrà mai essere del tutto italiano», ha detto durante una trasmissione radio.

La risposta di Balotelli

L’ex azzurro non ha tardato a reagire su Instagram: «Qua non c’entra più il calcio, state facendo riferimento a situazioni sociali e storiche più grandi di voi, piccoli esseri… Qua state impazzendo ignoranti… Siete la rovina. Le persone così vanno ‘radiate’ dalla società, non solo dal calcio. Basta mandare giù ora, basta lasciare stare».

Un patto tra calciatori

Un appello a cui ha fatto seguito un’altra proposta, quella lanciata dal calciatore sedicenne Henoc N’gbesso, attaccante delle giovanili del Milan e della Nazionale Under 17. Come raccontato da Repubblica, l’attaccante, anche lui bresciano e di origini ivoriane, ha chiesto agli altri calciatori di solidarizzare con quanto accaduto a Balotelli: «La ferita di Mario me la sono sentita addosso. Io non credo che debbano uscire dal campo solo i giocatori di colore, ma tutti. Credo che soltanto così la gente allo stadio si renderebbe finalmente conto che è accaduto qualcosa di molto grave. E che non può, non deve esserci un bis». Un patto tra calciatori dunque, un gesto di dissenso per dire no al razzismo negli stadi. Una proposta che ricalca quanto fatto nella Premier League inglese con «il Manifesto Sterling». Lo scorso aprile il giocatore del Manchester City aveva pubblicato sul Times un lungo articolo contro quelli che attaccano e discriminano i giocatori di colore. Il giocatore del City aveva chiesto che venissero applicati 9 punti di penalità e tre giornate a porte chiuse in caso di insulti razzisti.

Sanzioni per i tifosi

Pene più severe sono invece quelle avanzate dal vicepresidente della confederazione calcistica europea, Michele Uva, che chiede ai club: «Di revocare la tessera a un tifoso, non farlo più entrare. Bisogna applicare tale regola ma pochissimi lo fanno». Veronese doc, sulla vicenda è intervenuto anche Damiano Tommasi, ex giocatore e presidente dell’Associazione Italiana Calciatori: «Inutile girarci intorno: se qualcuno fa il verso della scimmia a un giocatore perché è di colore, quello è razzismo: sento troppi sì ma. E anche se sono solo due, sono troppi». In piena bufera, un aiuto concreto è atteso dalla tecnologia. Una delle soluzioni allo studio per individuare chi insulta sono i pannelli acustici, che fanno individuare la provenienza esatta dei cori per applicare le sanzioni ai responsabili. E’ inoltre già in via di sperimentazione – lo ha fatto l’Udinese alla Dacia Arena – un sistema di riconoscimento facciale che consente di bloccare ai tornelli i tifosi a cui è vietato l’ingresso allo stadio.

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