Impeachment, ambasciatore Sondland cambia versione e inguaia Trump: «Aiuti militari a Kiev per indagare il figlio di Biden»
«Ho detto agli ucraini che l’aiuto militare Usa era condizionato all’annuncio dell’inizio delle indagini anticorruzione che avevamo discusso». L’ambasciatore americano all’Unione Europea Gordon Sondland ha fornito una testimonianza chiave nell’indagine di impeachment di Donald Trump in corso alla Camera. Il diplomatico ha riferito – in un colloquio con gli inquirenti pubblicato il 5 novembre – di aver detto a un alto funzionario ucraino che gli aiuti militari Usa e l’incontro di Zelensky con Trump alla Casa Bianca erano subordinati a una dichiarazione pubblica sull’avvio delle indagini sul figlio di Biden. Questa svolta potrebbe compromettere la posizione di Donald Trump, che ha sempre negato qualsiasi forma di ricatto, nonostante Sondland non abbia direttamente legato il «do ut des» a Donald Trump. Lo stesso Sondland si era dichiarato in precedenza estraneo ai fatti, negando di aver fatto da tramite per uno «scambio». Le nuove rivelazioni cambiano le carte in tavola.
October 22, 2019
L’ambasciatore Usa in Ucraina, Bill Taylor, aveva sempre sostenuto che Sondland gli avrebbe spiegato chiaramente in una telefonata avvenuta lo scorso 7 settembre, dopo una sua sollecitazione via messaggio, come gli aiuti militari e anche la possibilità di un incontro tra Trump e Zelensky dipendessero dall’apertura di due dossier da parte di Kiev. Il primo sulla società dell’energia Burisma (per la quale lavorava Hunter Biden, il figlio dell’attuale candidato dem alla presidenza Joe Biden) e il secondo sul ruolo dell’Ucraina nelle presidenziali americane del 2016 per favorire i democratici. La Casa Bianca ha reagito alla pubblicazione della testimonianza di Sondland e di quella di Kurt Volker, l’inviato Usa in Ucraina pubblicata il 5 novembre, con una nota: «Entrambe le trascrizioni diffuse oggi mostrano che per questo illegittimo impeachment farsa ci sono ancora meno prove di quanto si pensasse prima». Secondo la Presidenza, «Nessuna quantità di titoli osceni da parte di media faziosi, volti chiaramente a influenzare la narrativa, cambia il fatto che il Presidente non ha fatto nulla di male».
«L’ambasciatore Sondland», continua la nota, «dichiara onestamente che ‘non sapeva (e ancora non sa) quando, chi o da chi gli aiuti furono sospesi’. Egli ha detto anche che ‘presumeva’ che ci fosse un legame con gli aiuti ma non è in grado di identificare alcuna solida fonte per questa affermazione. Al contrario, la testimonianza di Volker conferma che non poteva esserci un quid pro quo perché gli ucraini non sapevano che gli aiuti militari erano bloccati in quel momento». Intanto, il capo ad interim dello staff presidenziale, Mike Mulvaney, è stato convocato a testimoniare al Congresso venerdì prossimo. È il più alto responsabile della Casa Bianca che sia stato chiamato e non è ancora chiaro se si presenterà dato che vari alti funzionari convocati ieri e oggi non si sono presentati, dopo le indicazioni di Trump di non collaborare con l’indagine che definisce «illegittima».
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