Libia, rinforzi dalla Russia per il generale Haftar: arrivati 200 mercenari secondo il New York Times
Ci sarebbero circa 200 mercenari russi al fianco delle milizie del generale Khalifa Haftar, capo dell’Esercito nazionale libico, ancora in guerra contro il governo di Tripoli (in Libia), appoggiato dalle Nazioni Unite e da diversi paesi occidentali, tra cui l’Italia. A riportare la notizia è il New York Times, che cita fonti locali.
I cecchini russi
Le prove sarebbero nelle ferite delle persone ricoverate nell’ospedale militare di Aziziya, al sud di Tripoli. Sui loro corpi sono visibili lacerazioni e ferite diverse rispetto al passato: buchi stretti e profondi lasciati da proiettili che uccidono all’istante senza uscire mai dal corpo.
Sarebbe il marchio di fabbrica di mercenari russi, in particolare dei cecchini russi del Wagner Group, una compagnia privata legata al Cremlino che ha avuto un ruolo di rilievo anche nell’intervento russo in Siria. Stessi proiettili, stesse ferite, paese diverso.
Lo sviluppo è recente: i mercenari sarebbero arrivati nel Paese nelle ultime sei settimane, segnando un ulteriore incremento nell’intensità dell’operazione russa che ha già inviato in Libia diversi tipi di equipaggiamento militare, come gli aerei militari Sukhoi.
Il governo di Tripoli
A fare da eco alle fonti mediche sono stati i soldati libici, come scrive il quotidiano americano. In seguito la conferma è arrivata anche dalle autorità di Tripoli. Per il ministro dell’interno del governo provvisorio – noto anche con il Governo di Accordo Nazionale presieduto da Fayez al-Sarraj – il parallelo con la Siria sarebbe evidente.
Con gli occhi puntati sull’incursione turca nella Siria nord-orientale o sul Mediterraneo dove continuano gli sbarchi e i viaggi dei migranti verso l’Europa, è facile scordarsi che in Libia continui la guerra civile tra le forze del generale Khalifa Haftar (con base a Tobruk nell’est del paese) e il governo di Fayez al-Sarraj, accerchiato e sotto assedio a Tripoli.
La Russia si è inserita con forza una crisi che vede schierati da una parte le Nazioni unite e diversi paesi occidentali (compresi gli Stati Uniti e l’Italia) a favore di al-Sarraj, con il sostegno finanziario della Turchia di Recep Erdogan, e dall’altra il generale Haftar che gode dell’appoggio dell’Egitto, degli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita e – occasionalmente in passato – anche della Francia.
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