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Nazisti al Lucca Comics? Erano «cosplayer» irregolari ispirati dai giochi di guerra

05 Novembre 2019 - 11:08 Juanne Pili
La Digos conferma che al Lucca Comics da sempre sono presenti cosplayer che alternano divise d'ogni schieramento

Siamo talmente abituati a indignarci al minimo appiglio che analizzando il recente episodio dei “nazisti” al Lucca Comics 2019, nessuno sembra essersi preoccupato di individuarne il reale contesto. Il 31 ottobre scorso qualcuno mette online un video ripreso col cellulare dove si vede un partecipante alla nota Fiera del fumetto e dei videogame, inveire indignato contro due ragazzini con addosso delle divise naziste. Il video è divenuto subito virale, molti non si preoccupano nemmeno di censurarne i volti. Per tutti non ci sono dubbi: un gruppo di estremisti di destra avrebbe invaso il Lucca Comics portandosi a presso pure un carro armato. Le cose però non stanno proprio così. Analizziamo i fatti punto per punto facendo chiarezza su ciò che è realmente accaduto.

La fonte è una pagina dedicata a contenuti trash

La fonte che ha diffuso il filmato su Facebook afferma di averlo ottenuto tramite una chat di WhatsApp. Nel logo visibile in basso a sinistra vediamo che fa riferimento al profilo Instagram di una pagina dedicata a contenuti trash denominata Welcome to Favelas. Il filmato però è stato probabilmente rimosso subito dopo le polemiche emerse, forse anche per la minore età dei ragazzi, mostrati senza censurarne i volti. Non è possibile analizzare i metadati del filmato in quanto disponiamo solo di una copia scaricata da Facebook, ma l’autore della condivisione data il filmato al 31 ottobre, affermando che sarebbe stato prodotto da un gruppo di ragazzi livornesi.

Nazisti in carro armato

Il carro armato affianco ai ragazzi non è stato portato da loro alla Fiera come si pensava inizialmente, faceva infatti parte dello stand di Call of Duty (CoD), dove veniva presentato il nuovo titolo Modern warfare. Si può notare anche il fatto che non si tratta di un mezzo d’epoca, ma ben più moderno. In tutto sono due i carri presentati da CoD, uno avente bandiera inglese. Teniamo a mente inoltre, che precedentemente la stessa casa di videogame aveva rilasciato un titolo dedicato alla Seconda guerra mondiale. La data e il contesto ci sono stati confermati anche da alcuni redattori delle testate tech EveryEye e Multiplayer, le quali avevano degli stand vicini al luogo dell’accaduto, confermandoci che il tutto è avvenuto presso il Baluardo San Regolo. Non hanno però assistito all’incursione dei ragazzini in divisa, che dal filmato sembrano essere accompagnati da un adulto in abiti civili. Tutto questo fa pensare che non si trattasse di persone che avessero premeditato una provocazione politica vera e propria, essendosi dileguati poco dopo le proteste di almeno un partecipante della Fiera. Nel filmato inoltre si vedono anche diverse famiglie che difendono i ragazzi, le quali non sembrano far parte di gruppi nostalgici.

Giochi di guerra e rievocazioni storiche fatte male

Diverse fonti da noi interpellate che hanno frequentato con una certa regolarità gli eventi del Lucca Comics, affermano di non aver percepito questo episodio come una novità. Sono cose avvenute anche in precedenti edizioni. Parliamo di cosplayer in costumi militari, compresi quelli che rievocano le divise naziste. Questa consuetudine ci è stata confermata anche dalla Digos di Lucca che ha subito identificato i ragazzi. Per la Digos non sussiste alcun pericolo di incursioni ideologiche al Lucca Comics. I poliziotti ci informano anche del fatto che spesso questi ragazzi si scambiano le divise: a volte si travestono da partigiani o militari di altri eserciti Alleati, altre volte invece hanno i panni dei nazisti. Proprio durante gli accertamenti la Digos quel giorno aveva fermato un gruppo di cosplayer partigiani, i quali hanno affermato di aver trascorso del tempo coi colleghi “nazisti”, senza mostrare alcuna indignazione.

Come succede spesso nei videogame che rievocano battaglie storiche, ci si può trovare a impersonare sia uno schieramento che un altro, senza necessariamente sposarne l’ideologia. Va esclusa invece l’ipotesi che si trattasse di ragazzi facenti parte di un gruppo di rievocazione storica vero e proprio. Siamo riusciti a contattare le due associazioni che potevano sapere qualcosa di più in merito: Linea gotica pistoiese e La croce di ferro. Entrambe le associazioni condannano il gesto a prescindere, trovandolo lesivo della memoria, oltre che fuori luogo. Sono state notate infatti diverse incongruenze nelle divise, ma anche nel modo in cui sono state interpretate nell’immediato dai media. Innanzitutto nel filmato non si vedono celtiche. La croce nera (che rappresenta una Croce di ferro, istituita come onorificenza nel 1813 e tuttora in uso) che vediamo in una delle bandiere, faceva parte della marina militare tedesca, mentre è palese che fossero presenti delle svastiche. Le divise non erano quelle delle SS, tanto meno della Whermacht (l’esercito regolare tedesco fino all’epoca del Terzo Reich), i ragazzi non sono riusciti nemmeno a rappresentare correttamente le divise di partito dei nazisti. Del resto un cosplayer non è tenuto a essere fedele nei costumi che riproduce.

Apologia del nazismo o cosplay video-ludico?

Certamente mostrare dei simboli come le svastiche può provocare legittime indignazioni. Significa che questi episodi vanno derubricati sempre come apologia del nazismo? Il problema è serio, lungi da noi banalizzarlo, ma forse è interesse di tutti saper distinguere quando siamo di fronte a casi di reali tentativi di riproporre terribili ideologie del passato, e quando invece si tratta solo di vere e proprie gaffe. Ci aiuterebbe soprattutto nel saper interpretare certe notizie, contestualizzandole in maniera corretta, come nel caso che stiamo trattando. Abbiamo chiesto un parere al filosofo Riccardo Dal Ferro, uno dei tanti influencer ospite in quei giorni al Lucca Comics. Con lui ci eravamo già interessati di come la rete e i media posso ingigantire fenomeni che forse non meriterebbero troppa attenzione, anche in virtù del fatto che tendiamo facilmente all’indignazione, senza concedere mai il beneficio del dubbio.

«Ho letto a proposito di questo episodio una narrazione malatissima – conferma il Filosofo – Anche ammettendo l’ipotesi più delirante, ovvero che fossero dei simpatizzanti neonazisti, sarebbe come se uno andasse con la t-shirt di Che Guevara al Walmart durante il Black Friday. Anche non volendo scherzare, in questo modo si diventa la parodia di quel che si voleva prendere seriamente. Si tratta di una polemica che fa malissimo. Si è presa sul serio una cosa che – qualunque fossero le intenzioni – era già ridicola di suo. Questo è l’effetto di aver rovesciato i rapporti tra finzione e realtà: quando cominciamo a considerare la finzione dominante rispetto ai fatti, finiamo per cadere in queste trappole».

Aggiornamento (17:50): «Non chiamateli cosplayer»

Abbiamo avuto modo di sentire anche l’ufficio stampa del Lucca Comics che aveva già pubblicato un comunicato per condannare l’episodio in questione, prendendone le distanze. Secondo gli organizzatori della Fiera quei ragazzi non dovrebbero essere considerati dei veri cosplayer, in quanto improvvisatisi tali.

«L’accaduto non è in alcun modo in relazione con il festival né con le community cosplay né con alcuna rievocazione storica – spiegano gli organizzatori del Lucca Comics nel comunicato – Nessun evento della manifestazione, nessun partner, nessuna attività collaterale è coinvolta in questo gesto dei due ragazzi».

La loro presenza non prevista allo stand di CoD avrebbe infatti provocato tensione nei confronti dei passanti, tanto da portare i responsabili del Lucca Comics a chiamare le Forze dell’ordine, anche se i ragazzi avevano già pensato di dileguarsi.

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