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ArcelorMittal, «uscita programmata già a maggio»: la rivelazione di Fiom Cgil

06 Novembre 2019 - 10:17 Redazione
Secondo gli avvocati della multinazionale franco-indiana lo scudo penale è un falso problema

«ArcelorMittal stava preparando la fuoriuscita dall’ex Ilva almeno da maggio scorso». Lo dichiara ad Agi Francesco Brigati, di Fiom Cgil Taranto, mentre da questa mattina è in corso, all’esterno della direzione del siderurgico, sulla statale per Bari, il presidio sindacale dei delegati dell’acciaieria e delle imprese dell’indotto-appalto.

Lo scudo penale

«Ieri sera, quando abbiamo incontrato l’ad Morselli – spiega Brigati -, le ho detto che non è possibile che abbiano deciso tutto negli ultimi giorni. Perché se si prende la lettera inviata ai commissari straordinari di Ilva lunedì scorso, dove appunto si annuncia l’uscita dal contratto, ebbene già lì si fa riferimento a precedenti comunicazioni di maggio e giugno scorsi. Ho chiesto alla Morselli di chiarirci cosa c’è scritto in quelle comunicazioni. L’ad si è riservata di dircelo, affermando di non saperlo perché allora non era in azienda».

Un’ipotesi, quella dell’uscita anticipata, confermata anche dal giornale locale Il Corriere del Giorno dove gli avvocati di ArcelorMittal ammettono che la presenza dello scudo penale è un falso problema: «Anche se la protezione legale fosse ripristinata, non sarebbe possibile eseguire il contratto».

L’immunità permetteva all’azienda di non incorrere in sanzioni penali nel periodo di riconversione dell’impianto secondo il Piano ambientale. Un’immunità che era stata introdotta con una legge del 2015 e revocata con l’approvazione del decreto Salva Imprese nel settembre di quest’anno.

L’incontro con Conte

«Una trattativa, a partire dal confronto di oggi col premier Conte, non è da escludere. C’è una frase indicativa di Morselli, pronunciata ieri sera al tavolo – riferisce il sindacalista Fiom -, ovvero resteremo qui sin quando una soluzione sarà possibile. Vedremo quindi quello che accadrà nelle prossime ore. Il presidio di Taranto è in contatto con i vertici nazionali metalmeccanici che a loro volta sono in contatto sia con Palazzo Chigi che col Mise».

Gli aspetti sanitari

«A Morselli ieri ho detto che i lavoratori se non stanno festeggiando il fatto che ArcelorMittal vada via, poco ci manca – aggiunge Brigati -. Voi come azienda nell’arco di un anno vi siete fatti odiare, avete rotto ogni rapporto con la città. Ma vi pare possibile, ho detto loro – aggiunge Brigati -, che se un sindaco evidenzia che ci sono gravi aspetti sanitari che attengono la salute dei cittadini e chieda quindi il riesame dell’Aia, questo non si debba fare? Perché ArcelorMittal ostacola la Valutazione preventiva del danno sanitario? Perché l’azienda ha impugnato al Tar il riesame dell’Aia?».

«L’azienda in quest’anno ha commesso errori gravi – continua Brigati -. Per non parlare dell’ultima cosa: ci presentano lunedì il nuovo capo del personale, Ferrucci, in contemporanea parte la lettera di disimpegno ai commissari, e Ferrucci non ci dice nulla perché, pare, non sapesse nulla. Davvero assurdo – conclude Brigati – però questo è il modus operandi di ArcelorMittal».

Bloccati i pagamenti alle banche

«ArcelorMittal ha bloccato da un mese circa i pagamenti alle imprese dell’indotto-appalto e ora le banche non stanno accettando più le fatture emesse in conto ArcelorMittal». Lo dichiara ad Agi Antonio Marinaro, presidente di Confindustria Taranto.

«Si sta creando quindi – aggiunge Marinaro – un gravissimo corto circuito. Le banche, infatti, hanno già saputo da un po’ che ArcelorMittal ha bloccato i pagamenti verso le imprese terze e quindi si stanno regolando di conseguenza. Il risultato è che non accettano più che gli imprenditori portino agli sportelli bancari le fatture emesse per lavori e prestazioni eseguite per ArcelorMittal».

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