Cina, Macron torna vincente: contratti per 13 miliardi di euro. E sul clima Xi Jinping prende il posto di Trump
Aviazione, agro-alimentare, energia, turismo, sanità, finanza e digitale: è ricco il “bottino” del presidente francese Emmanuel Macron al ritorno dalla missione ufficiale in Cina. Secondo il Governo cinese i due paesi avrebbero firmato accordi per un valore complessivo di circa 13 miliardi di euro. Ma il presidente francese torna a casa anche con un altro risultato: una promessa da parte della Cina di impegnarsi per la lotta al cambiamento climatico, sostituendosi nei fatti agli Stati Uniti di Donald Trump, sempre più isolata dopo l’uscita annunciata dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
Cambiamento Climatico e Foie Gras
Nella dichiarazione congiunta firmata dai due leader in occasione della visita di Macron c’è infatti un riferimento esplicito all’accordo di Parigi (che fissa l’obiettivo di contenimento delle temperature entro i due gradi in più rispetto alle temperature pre-industriali): una mossa del forte valore simbolico che prende atto dell’abdicazione degli Stati Uniti dalla posizione di leadership nella lotta al cambiamento climatico che aveva precedentemente occupato con l’amministrazione di Barack Obama, tra gli artefici dell’Accordo di Parigi per limitare le emissioni di gas serra.
«L’appello di Pechino sulla conservazione della biodiversità e dei cambiamenti climatici» ribadisce anche il «fermo sostegno all’accordo di Parigi» che Macron e Xi considerano «un processo irreversibile» e un punto di riferimento per una «forte azione» sul clima. Entrambi i presidenti hanno affermato di essere «determinati a compiere sforzi senza precedenti per assicurare il futuro delle nuove generazioni» e «intensificare gli sforzi internazionali» chiedendo di «accelerare la transizione verso lo sviluppo verde».
Potrà sorprendere quindi che tra gli accordi commerciali firmati tra i due paesi ci sia anche un accordo del valore di un miliardo di euro per Gtt, una filiale della società energetica Engie, che installerà un terminal e un deposito di gas naturale liquefatto a Tianjin e un gasdotto di circa 230 km per portare gas a Pechino (1 miliardo di euro). Entro il 31 gennaio 2020 dovrà anche essere firmato un “mega-contratto” per la costruzione di un impianto di riciclaggio di combustibile nucleare esausto in Cina: il negoziato va avanti da diversi anni, l’accordo è stimato valga oltre 20 miliardi di euro e più della metà di essi andranno alla francese Orano (ex Areva).
Anche l’industria agroalimentare ha ricevuto una mano: la Francia infatti ha ottenuto anche 20 licenze di esportazione per aziende francesi di pollame, manzo, maiale e salsiccia (per l’Eliseo l’accordo di approvazione per l’esportazione di società francesi riguarda 17 magazzini di carne e tre stabilimenti di specialità gastronomiche). Dovrebbero beneficarne anche i produttori francesi di foie gras: la vendita era stata bandita in Cina nel 2015 dopo un’epidemia di influenza aviaria, ma adesso il prodotto dovrebbe tornare sui mercati cinesi.
Un favore anche all’Italia a corto di nuovi accordi
Tra i vari accordi raggiunti tra Macron – che come Luigi di Maio ha preferito non affrontare con la Cina il tema di Hong Kong – e Xi Jinping c’è anche presente uno a beneficio dell’Italia: si parla dell’industria aeronautica e in particolare della compagnia franco-italiana ATR che da marzo 2020 dovrebbe poter esportare i propri velivoli anche in Cina dopo l’intesa tra le autorità cinesi ed europee sui protocolli di sicurezza. Un risultato concreto, in contrasto con quanto di più fumoso guadagnato dall’Italia, presente all’edizione della China International Import Expo, con il ministro degli Esteri Luigi di Maio.
Si perché sebbene Di Maio e il presidente cinese abbiano brindato con un bicchiere di prosecco quando Xi ha visitato il padiglione delle eccellenze del Made in Italy (Di Maio ha anche regalato al presidente cinese una maglia della nazionale italiana con il suo nome e il numero 10 stampato sopra), non ci sono stati nuovi risultati commerciali degni di nota. Piuttosto, un gesto simbolico per siglare il memorandum d’intesa del marzo sulla Via della Seta di marzo 2019.
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