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Omicidio Sacchi, oggi l’addio a Luca. Le indagini ancora aperte e tutti i dubbi ancora irrisolti

06 Novembre 2019 - 06:48 Redazione e Sara Menafra
La famiglia Sacchi, tramite i propri legali, chiede di poter vivere con la massima riservatezza il giorno dell'addio a Luca. Intanto la procura punta al giro di soldi dei killer

È il giorno dell’addio: sono previsti per oggi i funerali di Luca Sacchi, il ragazzo di 24 anni ucciso con un colpo di pistola alla testa nella notte tra il 23 e il 24 ottobre a Roma, davanti al pub John Cabot nella zona Appio Latino. Era lì con la sua fidanzata, la 25enne Anastasia. 

La famiglia Sacchi, tramite i propri legali, chiede di poter vivere con la massima riservatezza il giorno dell’addio a Luca, nel rispetto del proprio dolore e della sua giovane vita spezzata. «Ringraziamo coloro che vorranno comprendere la nostra scelta».

Le domande senza risposta

Per l’omicidio di Luca Sacchi sono in carcere Valerio Del Grosso, 21 anni, ritenuto dagli inquirenti la persona che ha materialmente sparato, e il suo coetaneo Paolo Pirino, chiamato dagli amici del quartiere San Basilio “Paoletto”.

Inizialmente raccontato e ricostruito come un caso di rapina finito in tragedia, la morte di Luca sembra ora portare le indagini sulla pista dello spaccio e del mercato della droga della Capitale: nelle ultime ore la procura ha deciso di avviare accertamenti sul patrimonio dei due killer, che si sono dichiarati nullatenenti, per capire quanto fosse ampio il giro. «Una vicenda drammatica e più complessa di quella che appare», dice il questore di Roma, Carmine Esposito.

Il via libera alle esequie è stato dato dagli inquirenti il 31 ottobre, dopo giorni di calvario per la famiglia. Gli inquirenti, guidati dalla pm Nadia Plastina, si stanno ora occupando di sentire una decina i testimoni e, ancora prima, di analizzare i dati che emergono dai tabulati dei cellulari delle persone coinvolte nella vicenda – almeno cinque utenze.

Secondo quanto emerge dalle prime valutazioni dei tabulati e dei telefoni, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino – definiti pusher di San Basilio – avevano contatti con uomini tuttora indagati per mafia.

A piazzale Clodio dovrebbe essere poi sentita nuovamente anche la fidanzata di Luca Sacchi, Anastasia, con Luca la notte dell’omicidio in zona Colli Albani e la cui versione dei fatti non ha trovato in questi giorni riscontri.

Tante sono le domande ancora aperte. Dove hanno trovato la pistola Del Grosso e Pirino? Che fine ha fatto l’arma? Il tamburo sarebbe stato gettato tra le sterpaglie di via Belmonte in Sabina dove è stata ritrovata la mazza usata per l’aggressione, ma non ve ne è traccia. Qual è stata la dinamica che ha portato all’uccisione di Luca Sacchi? Quanti erano i soldi nello zaino di Anastasia? Si parlava solo di “erba” o di qualcosa di più economicamente consistente, come la cocaina, che potrebbe giustificare l’ipotesi che i soldi fossero molto di più, anche 30mila euro, come alcuni investigatori continuano a pensare?

Cosa sappiamo finora

Sono le 23 di mercoledì 23 ottobre e Luca Sacchi, personal trainer, si trova insieme alla sua fidanzata Anastasia, babysitter di 25 anni, vicino al Parco della Caffarella. Secondo il primo racconto della ragazza, stanno passeggiando. Secondo la versione del papà di Luca, Alfonso, il ragazzo è andato in quel pub, il John Cabot, quella sera «per salutare il fratello, Federico, il mio figlio minore che ha 19 anni. Per un soffio non ha assistito anche lui all’omicidio. Dopo lo sparo è corso fuori e ha visto suo fratello in una pozza di sangue». 

E in via Franco Bartoloni, all’incrocio con via Teodoro Mommsen, vengono aggrediti alle spalle da due uomini. Anastasia racconta di essere stata colpita da uno sconosciuto che le ruba lo zaino. Luca reagisce e la colluttazione culmina con lo sparo. I due aggressori scappano via. Alle 13 del 24 ottobre arriva la notizia che Luca è morto.

Una prima ricostruzione che cambia nelle ore successive. Dall’autopsia sul corpo del ragazzo è emerso che Luca ha provato a difendersi prima che Valerio Del Grosso gli sparasse alla nuca, parandosi la faccia con le braccia dalla serie di colpi di mazza da baseball che gli sarebbero stati inferti Paolo Pirino. Il referto di Anastasia, invece, non parla neppure di ecchimosi: la botta probabilmente non c’è neppure stata, tanto più che secondo alcuni testimoni era nel pub al momento dello sparo.

Quindi Luca si è difeso, Valerio Del Grosso non avrebbe sparato in seguito alla reazione a difesa di Anastasia. Anzi: il giovane sportivo sarebbe stato prima picchiato e solo dopo è arrivato il colpo alla testa: una dinamica sempre più simile a una esecuzione.

Non solo: l’ipotesi di “volontarietà” dello sparo sarebbe rafforzata anche dagli ultimi elementi di indagine emersi in queste ore. Valerio Del Grosso, infatti, è molto più basso di Sacchi – almeno 30 centimetri: il colpo alla nuca non può essere frutto di una “minaccia” generica. 

L’ipotesi

L’ipotesi al vaglio degli inquirenti è ora, piuttosto, quella di una trattativa per l’acquisto di una partita di droga durata quasi un’ora e mezzo, fra via Latina – al parco della Caffarella – e via Bartoloni: qui poi Luca è stato colpito a morte. Una trattativa partita giorni prima.

Ci sono tre nomi il cui ruolo è al centro delle indagini: Valerio Rispoli, Simone Piromalli (considerati al momento particolarmente attendibili anche perché hanno consegnato i propri cellulari agli investigatori di Carabinieri e Polizia) e Giovanni Princi. Non sono indagati, ma vengono in queste ore sentiti come testimoni e sarebbero loro i protagonisti dell’incontro alla Caffarella, un’ora e mezzo prima della tragedia – quindi intorno alle 21.30. Alla trattativa per la droga (marijuana o altro?) avrebbero partecipato sei persone, compresa la stessa Anastasia: con i soldi nel suo zainetto rosa mostrati per l’acquisto.

E nelle ultime ore, il ruolo di Giovanni Princi, amico di scuola di Luca con precedenti di droga, sta diventando sempre più centrale. Sarebbe stato Princi a fare da tramite tra il gruppo di Anastasia e quello di Valerio Del Grosso e Paolo Pirino. Insieme a Princi, a fare da ponte ci sarebbe stato anche Valerio Rispoli: i due si conoscerebbero da anni. Princi avrebbe chiamato Rispoli per mettere in contatto i due gruppi mentre quest’ultimo avrebbe anticipato l’arrivo di Del Grosso e Pirino: sarebbe stato mandato infatti dai due per controllare che Anastasia, la fidanzata di Luca, avesse i soldi per la droga. A Rispoli e Piromalli, in questo caso emissari, Del Grosso e Pirino avrebbero promesso una “paghetta”. 

I due fermati 

Del Grosso e Pirino sarebbero arrivati poi contromano in via Teodoro Mommsen a bordo di una Smart bianca.

«Una famiglia perbene, tutte brave persone. La mamma, Giovanna, fa la casalinga e ha altri tre figli», dice la moglie del titolare della pasticceria a Casal Monastero dove Valerio Del Grosso lavorava come aiuto pasticcere. Il giorno dopo lo sparo a Luca «è venuto a lavoro come ogni giorno poi verso ora di pranzo ha detto di non sentirsi bene ed è andato via», continua. È mamma Giovanna a denunciare il figlio Valerio. Di Valerio Del Grosso sappiamo che ha avuto una brutta accusa di violenza domestica nei confronti della compagna, che ha un figlio di pochi mesi, e che tra i due indagati è quello che è sembrato più fragile: dopo i fatti ha raccontato della sparatoria a diversi amici, uno dei quali ha avvertito la famiglia.

Sia Del Grosso che Pirino si dichiarano nullatenenti, quest’ultimo anche nullafacente e nessuno dei due aveva fatto richiesta per il reddito di cittadinanza. Le verifiche sul loro patrimonio puntano a capire che stile di vita avessero e se c’era qualcuno che li proteggeva: in questo contesto, infatti, ragionano gli investigatori, potrebbe essere nata l’idea di “fregare” quelli dell’Appio Latino che si erano fatti avanti per un’acquisto di droga importante.

Anastasia

Le ricostruzioni hanno cambiato quindi anche il ruolo di Anastasia, una delle figure chiave di quella notte. Nei fatti, come ricorda la famiglia di Luca Sacchi insieme ai suoi legali, la ragazza al momento resta una testimone, non indagata e vittima di rapina e aggressione. 

Il padre di Luca, Alfonso Sacchi, durante la conferenza stampa della famiglia di Luca Sacchi, il 24enne ucciso con un colpo di pistola alla testa la scorsa settimana al quartiere Appio Latino, Roma, 30 ottobre 2019. ANSA/Angelo Carconi

Secondo quanto ricostruito fino a ora dagli inquirenti, Anastasia aveva con se uno zainetto rosa che conteneva mazzette di banconote da 50 e 20 euro. Il suo stipendio da babysitter? Sulla cifra totale non c’è chiarezza: si è parlato di 2mila euro per acquistare marijuana, ma sul tavolo degli inquirenti c’è l’ipotesi che l’ammontare fosse molto più elevato (20-30mila euro) e che volesse comprare cocaina.

I soldi non sono stati ritrovati, e Anastasia ha sempre negato qualsiasi collegamento con la droga.

Secondo la testimonianza della prima persona che ha prestato i soccorsi, Anastasia non aveva segni di ferite o contusioni. Né sembrerebbero esserci referti medici al merito agli atti. «L’ho vista arrivare da via Bartoloni, non stava vicino a lui, non ho sentito strilli, non ho sentito urla per il furto di una borsa, non c’è stata nessuna colluttazione, non ci sono state botte, c’è stato solo lo sparo, dice un testimone a Repubblica. Anche un’altra persona ha detto a Chi l’ha visto? che la giovane non era presente accanto a Luca quando è stato aggredito.

Un ulteriore testimone, contattato da Open, dice che Anastasia al momento dello sparo era addirittura nel pub, in bagno, e sarebbe uscita subito dopo. Del resto, le telecamere di sorveglianza di cui si ha conoscenza finora la mostrano lontana, anche se non hanno ripreso la sparatoria.

In copertina fiori sul luogo dove Luca Sacchi è stato ferito gravemente con un colpo di pistola alla testa durante una rapina in via Teodoro Mommsen a Roma, 24 ottobre 2019. Il ragazzo è poi deceduto all’ospedale San Giovanni. ANSA/Massimo Percossi

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