Scorsese (di nuovo) contro la Marvel: «Sono lontano da quel mondo come la Terra da Alpha Centauri»
Martin Scorsese torna all’attacco contro i film targati Marvel. Già nel mese scorso si era reso protagonista di una polemica legata ai lungometraggi dedicati ai supereroi.
«Non li guardo. Ci ho provato, sai? Ma non sono cinema. Sinceramente, la cosa a cui mi fanno pensare – pur ammettendo quanto bene sono fatti e come gli attori riescano comunque a tirarne fuori il meglio possibile – sono i parchi a tema. Quei film non sono un cinema fatto da esseri umani che provano a trasmettere emozioni ed esperienze psicologiche ad altri esseri umani», aveva detto durante un’intervista.
Ora, invece, è alle pagine del New York Times che affida una critica più approfondita dal titolo: Ho detto che i film della Marvel non sono cinema. Lasciate che mi spieghi. Il regista ora nelle sale con The Irishman – prossimamente anche in programmazione sulla piattaforma di streaming Netlfix – spiega:
«Molte saghe cinematografiche sono fatte da persone di notevole talento e capacità. Si vede, sullo schermo. Il fatto che quei film a me non interessino è una questione di gusti e temperamento. So che se fossi più giovane, se fossi cresciuto più tardi, sarei probabilmente stato entusiasta di vedere questi film, e magari persino di farne uno io stesso. Ma sono cresciuto in un altro periodo storico e ho sviluppato un gusto per i film – per quello che furono e potrebbero essere – che è lontano dall’Universo Marvel tanto quanto la Terra è lontana da Alpha Centauri».
Scorsese torna sul concetto secondo cui questo genere di film rappresenta un «grande parco a tema», in cui non esisterebbe la volontà di indagare l’animo umano, né di far trasparire emozioni e quindi di trasmetterle al pubblico. Inoltre, questo tipo di film sono stati «imposti» agli spettatori, che ormai hanno poche alternative. Le alternative esistono, ma sono pochi i registi che osano rischiare, investendo in altri generi per il timore di dover concorrere con i giganti da box office.
L’articolo si chiude con una riflessione – desolante – del regista: «Per chiunque sogni di fare film o stia appena iniziando a farli, il contesto è crudele e desolato. E anche solo scrivere queste parole mi riempie di tremenda tristezza».
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