Esplosione ad Alessandria, gli inquirenti: «Chi ha messo le bombole quella cascina la conosceva bene»
Le indagini degli inquirenti sull’esplosione della cascina ad Alessandria, in cui hanno perso la vita tre vigili del fuoco, finora si erano concentrate su due piste: i dissidi familiari e un possibile risarcimento assicurativo.
Adesso però le ipotesi diventano tre: rimane quella delle liti in famiglia – smentita però dal proprietario, Giovanni Vincenti, sentito ieri dagli inquirenti – ma si aggiunge la pista del commercio dei cavalli da concorso e quella degli ex dipendenti e dei vicini che spesso hanno avuto liti con Vincenti.
Su una cosa però gli inquirenti sembrano non avere dubbi: «Chi ha messo le bombole sapeva bene come entrare». Si tratta della prima svolta nelle indagini. «Chi ha fatto esplodere quella cascina la conosceva bene: è entrato e uscito senza forzare cancelli o porte», dicono fonti investigative a Repubblica.
Non ci sarebbero stati infatti segni di scasso sulle porte, così come sul cancello, mentre le sbarre alle finestre erano state strappate. Significa che chi ha agito sapeva che la serratura si può aprire anche senza chiavi dall’interno. Così come sapeva anche che sul retro c’è un passaggio e che le telecamere dell’ex maneggio erano spente.
Ora gli inquirenti lavorano per stabilire quando sono state collocate le bombole di gas e individuare chi le ha vendute per risalire all’acquirente. Intanto ieri il proprietario avrebbe fatto alcuni nomi di persone sospette. Rimangono ancora tante domande senza risposta, ma su una cosa gli inquirenti sembrano non avere dubbi: «È stato un omicidio volontario». Chi ha messo quelle bombole voleva uccidere.
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