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Scorta a Liliana Segre, la senatrice: «Non dico niente». L’ambasciatore israeliano: «Sgomento per la notizia»

07 Novembre 2019 - 12:46 Redazione
«Questa è la prova che l'antisemitismo esiste», ha commentato il vicepresidente della comunità ebraica di Roma

Nel suo primo appuntamento pubblico da quando le è stata assegnata una scorta dei carabinieri (in borghese), la senatrice a vita Liliana Segre non ha voluto fare alcun commento alla cosa.

«Non voglio rilasciare nessuna dichiarazione, voglio solo guardare la mostra», ha detto all’anteprima stampa dell’esposizione Nei palchi delle Scala – Storie milanesi al museo del teatro prima di essere accompagnata a visitarla da Pierluigi Pizzi, il regista e coreografo che ne ha curato l’allestimento.

Dopo che la stessa senatrice ha denunciato le continue minacce online a sfondo antisemita, la Prefettura di Milano ha disposto una misura di tutela. «Sgomento per la notizia della scorta alla senatrice Segre. A lei la nostra solidarietà e il ringraziamento per l’impegno contro l’odio razziale». È questo il commento dell’ambasciatore israeliano in Italia, Dror Eydar.

«Una sopravvissuta di 89 anni sotto scorta simboleggia il pericolo che corrono le comunità ebraiche ancora oggi in Europa. Apprezziamo lo sforzo delle autorità italiane nel combattere l’antisemitismo e invitiamo anche il governo italiano al recepimento della definizione di antisemitismo dell’IHRA. Un impegno preso dalla Camera dei Deputati e dal Presidente Conte», ha scritto il diplomatico sul suo profilo Twitter.

«Il fatto che una senatrice sopravvissuta ad Auschwitz abbia bisogno della scorta indica che il Paese ha fallito e che l’antisemitismo c’è», ha dichiarato il vicepresidente della comunità ebraica di Roma Ruben della Rocca.

«Dopo l’attentato nell’82 a Roma le comunità ebraiche hanno iniziato ad essere sorvegliate – continua della Rocca – esigenza che non è mai venuta meno. Il rabbino Toaff era scortato, il rabbino Di Segni è scortato, come le presidenti di Roma, Dureghello, dell’Ucei, Di Segni. I nostri bambini entrano nelle nostre scuole scortati».

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