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Conte a Taranto torna a fare “l’avvocato del popolo”: «Se azienda va via, sarà dura battaglia legale»

08 Novembre 2019 - 23:25 Redazione
Incontro estremamente ravvicinato del presidente del Consiglio con i lavoratori. «Parlerò con tutti ma con calma», ha promesso il premier

Momenti di alta tensione all’arrivo del presidente del Consiglio Giuseppe Conte agli stabilimenti dell’ex Ilva di Taranto nel giorno dello sciopero dei lavoratori per la notizia delle migliaia di esuberi. Il clima si è subito surriscaldato non appena il premier si è avvicinato alle centinaia di dipendenti e alle decine di giornalisti fuori dalla sede.

Il premier è entrato dalla portineria D della fabbrica, quella riservata all’ingresso degli operai. All’ingresso si sono raggruppati operai e rappresentanti di comitati e movimenti con striscioni di protesta per chiedere la riconversione economica del territorio.

Letteralmente circondato, Conte ha avuto un incontro estremamente ravvicinato con i dipendenti che ha provato ad ascoltare uno per uno, accompagnato da alcuni dirigenti del siderurgico. Ma in alcuni casi le urla e la disperazione dei tarantini hanno prevalso sulla possibilità di ascolto.

«Dovete conoscere la situazione», gli ha urlato un cittadino. «Sono qui per questo», ha risposto il premier.

«Parlerò con tutti ma con calma», ha promesso Conte. E così è cominciato l’alternarsi di voci di denuncia e il botta e risposta con alcuni cittadini. Il premier parteciperà al consiglio di fabbrica permanente di Fim, Fiom e Uilm.

Una parte della folla di cittadini che attendevano il premier fuori dai cancelli dell’Ex Ilva, prima di farlo entrare all’interno per partecipare al Consiglio di Fabbrica dei sindacati, ha scandito cori inneggianti alla chiusura dello stabilimento.

«A me dovete dire cosa volete fare?», ha chiesto Conte alla folla che lo circondava: «Vi portiamo noi in giro per gli impianti, gli impianti crollano a pezzi, che noi nemmeno possiamo entrare, che siamo indesiderati». Gli risponde un gruppo di lavoratori. «Quest’area va decontaminata, la fabbrica va chiusa» hanno gridato. «Uno Stato che permette di produrre al prezzo della vita» non è tollerabile. «L’unica soluzione è la chiusura, riconversione e bonifica che non può essere a carico dello Stato perché questa città ha già dato», hanno insistito.

Le molte persone che incontrano il presidente del Consiglio hanno raccontato le loro storie. «Voglio avere una famiglia e voglio vivere qui a Taranto», ha detto una donna. Interviene un’altra persona: «Io sono disoccupato, ma non ho mai voluto lavorare all’Ilva perchè è una fabbrica di morte». Poi ha aggiunto: «Vi chiediamo di far rispettare qui a Taranto la Costituzione».

Conte chiede quale aspetto della Carta. «La parte che riguarda la salute e il lavoro. Ditelo anche a Mattarella, che stimo molto». Qualcuno chiede provocatoriamente se il presidente del Consiglio ha portato con se la mascherina contro le polveri. Il premier ha poi detto ai manifestanti: «Non ho la soluzione in tasca. Vedremo nei prossimi giorni».

Attorno alle ore 19 il premier è entrato nello stabilimento passando per uno degli accessi, con molte transenne – la portineria D – riservato agli operai. All’interno è previsto un incontro con gli operai che sono riuniti nel Consiglio di Fabbrica.

Conte sta partecipando allo Consiglio di fabbrica dei sindacati metalmeccanici dopo aver avuto un colloquio con la dirigenza aziendale. Sono presenti anche i segretari confederali territoriali di Cgil, Cisl e Uil e decine di delegati. «Sembra l’aula di una lezione universitaria», ha detto il premier prima di cedere il microfono ai rappresentanti sindacali.

Il segretario generale della Uilm Antonio ha chiesto al premier «di fare presto perché gli impianti marciano al minimo e sono destinati alla fermata totale senza provvedimenti» e ha auspicato una soluzione per «salvaguardare il diritto alla salute e il diritto al lavoro». Il coordinatore delle Rsu della Fiom Cgil Francesco Brigati ha affermato che «in questa fase abbiamo bisogno della politica e della scienza. Più volte abbiamo chiesto politiche industriali che non mettano in contrapposizione salute e lavoro. Per quanto riguarda la scienza, abbiamo chiesto più volte la Viias, valutazione integrata di impatto sanitario e ambientale per stabilire se la produzione è compatibile o meno con questo territorio».

L’intervento di Conte al Consiglio di fabbrica

Il presidente del Consiglio ha dichiarato al consiglio di fabbrica ex Ilva che il dossier sullo stabilimento «è prioritario per il governo. Dobbiamo gestirlo tutti uniti, non solo il governo, ma anche voi. Tutti insieme dobbiamo combattere questa battaglia. Come sistema Paese». Conte ha ascoltato per un’ora gli oltre 200 partecipanti al Consiglio di fabbrica.

«Non è una questione di scudo o non scudo penale – ma aggiunto Conte – ma di avere un progetto per questo stabilimento, per questa città, per questa comunità. Come ho detto a Genova per la ricostruzione del ponte Morandi, da questa tragedia può ripartire il rilancio di un’intera comunità». «Voi – ha contionuato – qui siete dilaniati dal fatto di dover lavorare in queste condizioni e litigate con i tecnici ogni giorno e poi tornate in famiglia e litigate con parenti che vogliono la chiusura. E voi dite che avete bisogno di lavorare. Avete diritto al lavoro e alla salute, garantiti dalla
Costituzione. Qui c’è una frattura drammatica alimentata nel corso degli anni».

«Non faccio polemiche, non faccio – ha osservato il premier – nomi di chi mi ha preceduto, è tutto un sistema che non ha funzionato. Non c’è
stata sensibilità, oggi è impensabile che una impresa di queste dimensioni possa mantenersi e competere a livello globale e a livelli produttivi accettabili senza essere accettata dalla comunità in cui opera».

«Non è una questione di scudo o non scudo penale – ma aggiunto Conte – ma di avere un progetto per questo stabilimento, per questa città, per questa comunità. Come ho detto a Genova per la ricostruzione del ponte Morandi, da questa tragedia può ripartire il rilancio di un’intera comunità». «Voi – ha contionuato – qui siete dilaniati dal fatto di dover lavorare in queste condizioni e litigate con i tecnici ogni giorno e poi tornate in famiglia e litigate con parenti che vogliono la chiusura. E voi dite che avete bisogno di lavorare. Avete diritto al lavoro e alla salute, garantiti dalla Costituzione. Qui c’è una frattura drammatica alimentata nel corso degli anni».

«Non faccio polemiche, non faccio – ha osservato il premier – nomi di chi mi ha preceduto, è tutto un sistema che non ha funzionato. Non c’è
stata sensibilità, oggi è impensabile che una impresa di queste dimensioni possa mantenersi e competere a livello globale e a livelli produttivi accettabili senza essere accettata dalla comunità in cui opera».

«Si può fare impresa – ha detto Conte al Consiglio di fabbrica – se si crea un rapporto solido con gli stakeholders in un clima convincente, persuasivo sotto tutti i punti di vista. Il nostro interlocutore va via perchè dice che non c’è sostenibilità sul piano economico e noi dobbiamo creare le premesse per un’attività produttiva perfettamente consonante con la comunità locale, ma non significa che diciamo a Mittal che può andare tranquillamente e ce la vediamo noi. Se andrà via comunque ci sarà una battaglia legale e saremo durissimi».

«Voglio che tutti insieme – ha aggiunto ancora – si combatta questa battaglia, non solo gli avvocati. Il primo segnale da dare è l’orgoglio del sistema Italia. Se investi in Italia sei il benvenuto, partecipi alla gara, offri le migliori condizioni, ti aggiudichi la gara, sottoscrivi il contratto, presenti
il piano ambientale, industriale e occupazionale, ma poi lo rispetti. Non sono passati dieci anni, questa è la prima stortura. Noi siamo il sistema Italia, noi ci facciamo rispettare».

«Non sono un superuomo, un fenomeno»

L’incontro si è concluso alle 21.30 dopo circa due ore. Subito dopo il premier si è recato a visitare l’altoforno 2 quello sottoposto a sequestro e visto la copertura dei campi minerali in fase di realizzazione.

A conclusione dell’incontro con i lavoratori Conte ha dichiarato ai giornalisti: «Io non sono un venditore di fumo, un superuomo, un fenomeno. Non c’è una persona, un governo che può risolvere da solo tutto, c’è il sistema Italia, qui si apre un gabinetto di crisi per offrire una opportunità a questa comunità ferita una opportunità di riscatto».

Dopo la visita alla ex Ilva il presidente del Consiglio ha raggiunto la prefettura di Taranto dove ha incontrando il procuratore, Carlo Maria Capristo. Poi Incontrerà anche i sindaci dell’area tarantina e le associazioni ambientaliste. Successivamente lo stesso Conte ha annunciato che visiterà il quartiere Tamburi, quello più vicino alla fabbrica e il più toccato dall’inquinamento ambientale.

A margine dell’incontro con procuratore Capristo il premier ha dichiarato: «Questa è una comunità ferita e non è da oggi che siamo in emergenza. Nel
corso di decenni qui si è creata una frattura tra diritto al lavoro e diritto alla salute. Il problema non è ricostruire le colpe, non è escludere l’acciaio o pensare ad altra produzione, qualsiasi investimento deve dare un risvolto socialmente responsabile e sostenibile da tutti i punti di vista. Qui c’è delusione, angoscia, paura. Ma ora c’è rabbia: l’ho vista in faccia alla gente esasperata».

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