Dal New York Times al centro di Wiesenthal, il caso Segre visto dall’estero: «Una vergogna per l’Italia»
Dal New York Times, al Guardian, poi Der Spiegel e Bbc, della notizia sulla scorta a Liliana Segre si sono accorti proprio tutti. Da ieri, 7 novembre, la senatrice a vita è accompagnata da due carabinieri e un’auto non blindata delle forze dell’ordine nelle sue uscite pubbliche a seguito dei crescenti insulti e attacchi che riceve quotidianamente. Un caso che non è passato inosservato neanche al memoriale di Auschwitz in Polonia, nato proprio all’interno del campo di concentramento.
«È una vergogna per l’Italia che una sopravvissuta alla Shoah di 89 anni sia attaccata in questo modo su internet», denuncia Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme, centro che si occupa di combattere l’antisemitismo in tutto il mondo.
«È responsabilità del governo fare pressione perché ciò finisca. Ma il problema – ha spiegato Zuroff – non sta tanto nell’Italia, quanto nelle reti sociali che dischiudono un diluvio di attacchi personali».
«Sarei ben felice se venisse da noi in Israele, ma comprendo che a 89 anni non è una scelta facile», ha sottolineato il direttore del Centro Wiesenthal secondo cui Segre «non è la prima, e non sarà l’ultima» ad essere oggetto di minacce antisemite. «Occorre mettere fine a questo fenomeno».
«L’Italia deve stabilire contatti con altri Paesi, in quanto si tratta di un problema internazionale. Sta all’Unione europea occuparsene. Sta alle autorità – ha concluso – chiarire che la situazione è inaccettabile, che occorre trovare soluzioni».
Solidarietà e polemiche
In Italia la decisione della prefettura di Milano ha scatenato una gara di solidarietà ma anche una serie di polemiche, non ultima per il no del sindaco Carlo Masci e della Lega alla proposta del centrosinistra di darle la cittadinanza onoraria di Pescara perché mancherebbero i legami con la città.
Sopravvissuta ad Auschwitz, madre di tre figli, impegnata a far conoscere la realtà atroce che ha vissuto, anche al Parlamento ha continuato con il suo impegno. Ne è testimonianza la Commissione contro il razzismo approvata su sua proposta, e la polemica che è seguita all’approvazione.
Di «un fatto grave» ha parlato anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. «È una donna la cui storia dovrebbe soltanto essere onorata – ha osservato – in un Paese e in uno Stato di diritto come il nostro».
Si tratta di «minacce gravissime» anche secondo il segretario della Lega Matteo Salvini come quelle, ha aggiunto, contro «chiunque». «Anche io – ha ricordato – ne ricevo quotidianamente». Anche se i due casi sono molto diversi.
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