Renzi tende la mano al Pd: «Far cadere il governo è una follia». E su Conte cita de’ Medici
«Ho passato notti insonni per tenere aperta Ilva quando eravamo a Palazzo Chigi». Matteo Renzi, sul caso ArcelorMittal, si difende dalle critiche in merito al suo operato.
«Abbiamo fatto dodici decreti, invece tanti che adesso fanno i professorini allora stavano zitti. Tutto questo non può essere interrotto sul più bello per la ingordigia del signor Mittal», afferma il segretario di Italia Viva in un’intervista a Repubblica.
«Lo scudo penale è stato introdotto da Gentiloni e tolto dal governo Conte-Salvini, non da noi», afferma Renzi rispondendo a Calenda per cui anche Italia Viva è responsabile della rimozione dello scudo penale: «Calenda fa l’avvocato difensore di Mittal, noi facciamo gli avvocati difensori dei lavoratori», taglia corto Renzi.
«Meglio risolvere problemi»
Ilva, Alitalia, tanti i dossier aperti sul tavolo del nuovo governo e Renzi non risparmia pesanti critiche alle forze del governo precedente: «Il populista fa danno e cerca capri espiatori. Il riformista fa fatica ma cerca soluzioni. L’alternativa era dare a Salvini i pieni poteri, magari per uscire dall’euro. Meglio faticare e risolvere problemi al governo che avere la verità in tasca stando all’opposizione».
Ma la maggioranza giallorossa fatica a trovare un’unità politica: «La purezza ideologica di chi vuole tutto e subito lascia il Paese agli estremisti», chiarisce Renzi, «Quando governavo ho subito il processo di chi non mi riteneva abbastanza di sinistra e dopo di me è arrivato Salvini. Dicevano fossi timido sui diritti civili, che la crescita non fosse sufficiente, che il milione di posti di lavoro del Jobs Act fosse poco. A forza di chiedere di più si sono aperte le porte alla Lega, non all’Internazionale Socialista».
«Voteremo nel 2023»
E se sia meglio andare a nuove elezioni visto la precarietà di un esecutivo che fatica a decollare Renzi ferma tutti: «Per me è una follia, un suicidio di massa. Italia Viva pensa che si debba votare nel 2023, alla scadenza naturale, dopo aver eletto il nuovo Presidente della Repubblica», ma sulla prospettiva di un patto con il Pd la risposta dell’ex premier è netta: «Se vogliono votare, ognuno andrà per la propria strada. Se come spero si andrà avanti, facciamo insieme un grande patto per la crescita».
«Noi siamo pronti a salvare il Paese più che salvare la maggioranza – dice Renzi -. Dopo la legge di bilancio il Pd ci faccia sapere che vuol fare».
«Aiutiamo Conte a fare il premier»
Il capodelegazione del Pd, Dario Franceschini, ha chiesto ai suoi alleati del Movimento e compagni di partito di trovare un accordo per portare avanti la maggioranza, e alla domanda se Conte possa fare da garante di un nuovo centrosinistra Renzi frena gli entusiasmi: «Evitiamo troppi film e aiutiamo Conte a fare il premier oggi: è già un lavoro impegnativo così. Ciò che accadrà in futuro è difficile da prevedere», afferma il segretario di Italia Viva.
Renzi si dice però pronto «ad arrivare all’accordo con i grillini fino al 2023, alla fine della legislatura, per tutto ciò che sappiamo e che è successo. Ma oltre non è possibile: ci presenteremo separati. Non siamo nati per fare la sesta stella, non siamo soci della Casaleggio, non siamo utenti di Rousseau, noi».
Di recente Matteo Renzi ha mandato un monito neanche troppo velato al presidente del consiglio, «avanti con o senza di lui»: «Non è un monito, è la Costituzione», sottolinea il senatore che ribadisce come sia il Parlamento a tenere in piedi il governo.
Ma alla fine non risparmia un’ulteriore frecciata al premier: «Detto questo, pensiamo a dare una mano a Conte, oggi. Del doman non v’è certezza, diceva un fiorentino di qualche secolo fa, Lorenzo de’ Medici».
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