Roma, la Pecora Elettrica per ora non riaprirà. La pista del racket: «Mai pagato nulla né ricevuto minacce»
«Noi per ora abbiamo chiuso. Il capitolo della Pecora Elettrica gestita da Alessandra e Danilo deve chiudersi al più presto. E sì, per adesso non abbiamo né pensato né abbiamo intenzione di riaprire. Ci aspettiamo risposte da altri, e dovreste farlo anche voi».
Danilo Ruggeri, l’ideatore, insieme ad Alessandra Artusi, e gestore della Pecora Elettrica, la libreria bistrot di Centocelle, a Roma, data alle fiamme – per la seconda volta – nella notte tra il 5 e il 6 novembre, risponde così alla domanda su una possibile riapertura dei locali.
Dunque almeno per ora la libreria non riaprirà. Nel frattempo, il ministro dell’Interno Lucia Lamorgese ha convocato un tavolo di discussione su Centocelle per il 15 novembre; via delle Palme sarà presidiata giorno e notte dalle forze dell’ordine.
Non solo: una volante dei carabinieri sorveglierà la pizzeria di fronte alla Pecora Elettrica, vittima di un incendio lo scorso 8 ottobre, i proprietari temono infatti l’episodio possa replicarsi nuovamente.
Tra le piste al vaglio dagli inquirenti, dopo quella legata alla droga – la libreria, secondo gli investigatori, disturberebbe la piazza dello spaccio – e ai pusher, ora c’è anche quella che conduce al racket e quindi al mancato pagamento del pizzo.
Ma i gestori smentiscono: «Non abbiamo mai pagato nulla e non abbiamo neanche mai subìto minacce più o meno velate, per cui non ci spieghiamo questo filone della storia».
Una perdita significativa per il quartiere, e non solo, quella di un polo culturale come la libreria di Centocelle, tanto che sulla piattaforma di crowdfunding GoFundMe, è nata una raccolta fondi lanciata dalla cittadinanza per rimettere in piedi l’attività.
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