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Bolivia, Evo Morales si dimette: «Ho l’obbligo di operare per la pace»

10 Novembre 2019 - 23:50 Redazione
L'ipotesi è che sarebbe in viaggio verso l'Argentina

Il presidente boliviano Evo Morales si è dimesso. Non ha lasciato la Bolivia, come inizialmente avevano ipotizzato fonti giornalistiche locali. L’aereo presidenziale sul quale Morales è stato visto imbarcarsi da La Paz lo ha condotto nella città di Chimorè, nel dipartimento di Cochabamba, da dove il
presidente ha annunciato la decisione di dimettersi. Media locali avevano ipotizzato che il presidente Morales fosse diretto in Argentina.

Il presidente boliviano Evo Morales ha annunciato le dimissioni dal suo incarico alle 16.51 locali (le 21.51 italiane). Ha formulato oggi una breve dichiarazione nella città di Chimoré, nel dipartimento di Cochabamba, in cui ha confermato la sua rinuncia alla presidenza. «Ho l’obbligo di operare per la pace», dice. «E mi fa molto male che ci si scontri fra boliviani. Mi fa male che alcuni comitati civici e partiti che hanno perso le elezioni abbiano scatenato violenze ed aggressioni», prosegue il presidente dimissionario. «È per questa ed altre ragioni che sto rinunciando al mio incarico inviando la mia lettera al Parlamento plurinazionale».

L’escalation

Il comandante dell’esercito boliviano, generale Williams Carlos Kaliman Romero, ha chiesto oggi al presidente Evo Morales di «rinunciare al suo mandato» per «il bene della nostra Bolivia». E il comandante in capo della polizia boliviana, generale Vladimir Yuri Calderón Mariscal, ha letto oggi un comunicato in cui rende noto che la forza di polizia si unisce «alla richiesta del popolo boliviano che suggerisce al presidente Evo Morales di rassegnare le sue dimissioni». Questo, ha infine detto, «per pacificare il popolo boliviano in questi duri momenti che attraversa la nostra Nazione».

L’alto ufficiale ha dichiarato che questa posizione è stata assunta «di fronte all’escalation del conflitto che attraversa il Paese e per salvaguardare la vita e la sicurezza della popolazione». «Dopo aver analizzato la situazione di conflitto interno – dice ancora il documento – suggeriamo al presidente dello Stato di rinunciare al suo mandato, permettendo la pacificazione e il mantenimento della stabilità per il bene della nostra Bolivia».

A tre settimane dalle elezioni del 20 ottobre da cui era uscito formalmente vincitore, ma tra le proteste dell’opposizione, il presidente Evo Morales ha annunciato oggi che si voterà di nuovo.

Prima della sua conferenza stampa, scrive l’Ansa, l’équipe tecnica dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa), incaricata di indagare lo scorso processo elettorale, aveva pubblicato un rapporto in cui rendeva noto di aver constatato la presenza di irregolarità anche gravi, e proponeva di convocare un nuovo voto sotto la responsabilità di un rinnovato Tribunale supremo elettorale (Tse). Lodando il lavoro della sua squadra, il
segretario generale dell’Osa, Luis Almagro, aveva però voluto precisare che «i mandati costituzionali in Bolivia non debbono essere interrotti, compreso quello del presidente Morales».

Parlando ai giornalisti a El Alto, vicino a La Paz, senza fare alcun riferimento al rapporto dell’Osa, Morales ha spiegato che «nuove elezioni permetteranno al popolo boliviano di eleggere democraticamente nuove autorità», aggiungendo di voler cambiare anche i membri del Tribunale elettorale supremo (Tse).

L’annuncio non ha avuto l’effetto sperato di calmare le proteste che da tre settimane hanno sconvolto la vita dei boliviani nei principali centri urbani del Paese, toccando anche la polizia, in parte ammutinatasi, e causando almeno tre morti e centinaia di feriti. Con Morales che è arrivato a parlare di “golpe fascista” dopo che le case dei governatori di Chuquisaca ed Oruro e quella di sua sorella sono state date alle fiamme. I partiti di opposizione, e ancora di più i comitati civici guidati dal presidente del ‘Comité pro Santa Cruz’, Luis Fernando Camacho, hanno sfruttato le parole del capo dello Stato per forzarne il più presto possibile l’uscita di scena, ricordando l’esito di un referendum che respinse la sua richiesta di candidarsi per un quarto mandato.

In copertina Evo Morales. EPA/STR

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