Cos’è uno ‘Ied’, l’ordigno usato per l’attentato contro i militari italiani
Improvised Explosive Device: ordigno esplosivo improvvisato. In altre parole, tutte le bombe che non sono prodotte commercialmente e acquistabili sui mercati legali (e clandestini), come quella che di recente ha ferito cinque militari italiani in Iraq. Nella loro forma più frequente, gli Ied sono bombe da strada utilizzate in attacchi terroristici e conflitti asimmetrici – guerre in cui la potenza militare delle forze opposte è profondamente distante. Hanno causato il 66% delle 3 mila perdite della coalizione Nato in Afganisthan, il 64% in Iraq.
Questi ordigni casalinghi si compongono di cinque elementi fondamentali:
- Una fonte di energia, che può spaziare dalle batterie di un’auto a quelle di un piccolo elettrodomestico
- Un innesco, un modo di azionare la combustione del detonatore remotamente, spesso eseguito da un osservatore nascosto in prossimità dell’ordigno. Può essere un bottone come un segnale radio; spesso vengono usati cellluari o telecomandi aprigarage
- Un detonatore, una piccola carica, solitamente elettrica, che serve a fare esplodere il vero carico di esplosivo
- L’esplosivo, la parte dell’ordigno incentrata unicamente nel causare vittime. Può essere composto da mine inesplose, chiudi e rocce, ma nel caso di ordigni rivolti contro veicoli militari si possono incontrare elementi sofisticati come gli EFP, proiettili anti-corazza
- Un involucro che contenga tutti i precedenti elementi, che può essere disegnato per indirizzare l’esplosione in una direzione specifica
La bomba viene quindi nascosta – in una macchina, o sotterrata ai lati della strada (e magari connessa ad altri ordigni in successione). Gli Ied richiedono poca ricerca e pochi costi per essere prodotti, e il loro utilizzo è semplice e affidabile – la NATO ha avviato un progetto specifico di individuazione e neutralizzazione di questo tipo di ordigni.
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