Romania al voto per le presidenziali: l’europeista Iohannis si gioca la conferma
La Romania va oggi, 10 novembre, alle urne per le elezioni presidenziali. Dopo la sfiducia del governo a ottobre, a essere favorito è il capo di Stato uscente, l’europeista Klaus Iohannis: il suo probabile successo rafforzerebbe la controffensiva liberale al nazionalismo dilagante nell’Est Europa.
I sondaggi danno al 40% il conservatore Iohannis, 60 anni e candidato del partito Nazionale liberale (Pnl) del premier Ludovic Orban – un dato che, secondo la legge elettorale romena porterebbe al ballottaggio. Se il dato verrà confermato, il presidente uscente sarà il favorito anche alla seconda votazione, prevista per il 24 novembre.
I suoi principali sfidanti sono la ex premier dei socialdemocratici (Psd), Viorica Dancila, e Dan Barna, esponente dell’Alleanza di centro-destra (Usr-Plus). Entrambi si attestano intorno al 20% nelle intenzioni di voto.
I cambi nell’esecutivo
Iohannis, che aveva conquistato il suo primo mandato nel 2014, ha avuto forti attriti col governo a guida Psd fin dal 2016, già prima che l’esecutivo venisse sfiduciato a ottobre sotto il peso della sconfitta alle europee di maggio – che ha innescato una serie di problemi interni.
Al posto di Dancila – in rotta di collisione anche con Bruxelles, che accusava il governo di violare lo stato di diritto – il presidente ha dato l’incarico a Orban, che il 4 novembre ha ottenuto la fiducia parlamentare.
Le prossime elezioni legislative si terranno alla fine del 2020. Per quella data, in caso di vittoria di Iohannis oggi, il partito liberale potrebbe vedere aumentare le sue possibilità di formare un governo di coalizione e ripristinare la fiducia degli investitori, erosa da diversi anni di instabilità politica.
La popolarità di Iohannis e il confronto con il nazionalismo dell’Est
Iohannis ha fatto del rispetto dello stato di diritto e della lotta alla corruzione un pilastro della sua campagna elettorale, ricalcando le orme dall’attivista anti-corruzione Zuzana Caputova, eletta Il vice di Orban attacca Greta «È una bambina malata»presidente della Slovacchia a marzo.
Nonostante il nazionalismo sia meno presente in Romania rispetto alle vicine Polonia e Ungheria, il partito uscente Psd ha provato, nei suoi anni di governo, a dipingere gli scontri con le istituzioni europee come la prova che il partito si batteva per gli interessi dei romeni.
Ma alle europee di maggio, gli elettori hanno dato un chiaro segnale europeista, punendo quello che allora, prima delle sfiducia di ottobre, era il partito di governo.
Intanto in Ungheria, il premier nazionalista Viktor Orban ha subìto una cocente sconfitta alle municipali di Budapest, il mese scorso, dove il sindaco uscente da lui sostenuto, Istvan Tarlos, ha perso contro il candidato di tutte le opposizioni unite, il verde Gergely Karacsony.
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