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ArcelorMittal, scudo in standby. Patuanelli e Bonafede: «Al vaglio tutte le soluzioni. Non è una questione di tenuta del governo»

13 Novembre 2019 - 22:49 Redazione
Il ministro per lo Sviluppo Economico vuole garantire la continuità produttiva dell'ex Ilva «con un appello alla responsabilità di tutte le forze»

Pieno mandato al ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli insieme al premier Giuseppe Conte. Sarebbe questa la decisione del M5S per individuare una soluzione sul caso dell’ex Ilva. Non solo: il Movimento ha chiarito «che la questione ex Ilva non determinerà la sopravvivenza o meno del governo», chiarisce in serata il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, a Porta a Porta.

Il Movimento in Senato ha però «già smentito l’ipotesi di scudo penale a tempo», ha chiarito Patuanelli. «L’assembla dei senatori ha ribadito il no” all’immunità penale. Non c’è una disponibilità ad adottare un provvedimento. Al momento c’è invece solo una eventuale “disponibilità a riparlarne”, a “valutare”, e solo nel caso in cui ci fosse una valutazione da parte del premier sull’eventualità che fosse necessario un elemento normativo», spiega oggi il ministro dello Sviluppo Economico.

E «non è pensabile che da un giorno all’altro una società prenda una decisione così». ArcelorMittal «ha deciso evidentemente da prima del 2 novembre di fare questo, perché oggi ci dicono che i parchi sono vuoti e ci vuole molto tempo e programmazione per farlo».

«Continuità produttiva»

Intanto Patuanelli sottolinea: «Noi dobbiamo risolvere la questione della continuità produttiva. A me interessa risolvere il problema, poi sul percorso vedremo. Per noi il piano A, B, C o D, è sempre Mittal che deve essere richiamata dal sistema Paese, con un appello alla responsabilità di tutte le forze produttive ma anche dei sistemi produttivi».

E sulla posizione del M5S per una riconversione post-industriale a Taranto, il ministro dello Sviluppo Economico dice: «Possiamo fare le polemiche che vogliamo su chi ha detto questo. Su decrescita felice, cozze, pattini… Io non ho certamente mai parlato di questo».

Gara per l’ex Ilva: Mittal «non ha rispettato il piano industriale»

È «una evidenza», a giudizio del Governo, sottolinea più volte Patuanelli, che ArcelorMittal «non ha rispettato il piano industriale presentato nella gara per l’ex Ilva. Ed è un «elemento contrattuale perché sono stati valutati quattro elementi, anche piano industriale e piano ambientale».

«Il rispetto di quel piano industriale – dice quindi il ministro dello Sviluppo economico – non è condizionabile, non poteva essere modificato per le condizioni del mercato», anche come tutela per gli altri concorrenti che avevano partecipato alla gara.

M5S diviso sullo scudo penale

La strategia resta quella di evitare la reintroduzione dello scudo penale e di costringere ArcelorMittal a sedersi al tavolo per rispettare gli impegni, ma la maggior parte dei senatori ha ipotizzato in ultima istanza anche una possibile apertura, qualora la trattativa dovesse riprendere e il gigante franco-indiano tornasse indietro rispetto alle annunciate intenzioni e alla prospettiva di 5mila esuberi.

Sulla possibilità di introdurre uno scudo penale limitato al periodo necessario per portare a compimento il piano di risanamento ambientale i vertici del Movimento hanno smentito, anche se diversi esponenti pentastellati a palazzo Madama legano questa prospettiva alla possibilità di dare maggiori margini di trattativa all’esecutivo.

«Garantire la disponibilità a discuterne non facendone una questione di tenuta del governo, non a dire “facciamo questo o facciamo quello”», ha continuato Patuanelli. Scudo penale a tempo? «Valutiamo tutte le scelte», ha aggiunto il ministro della Giustizia Alfondo Bonafede.

Ma nel Movimento 5 stelle resta la tensione: ieri la riunione tra i senatori e il responsabile del Mise si è protratta per tre ore. Il capogruppo al Senato Gianluca Perilli ha poi chiamato l’assemblea al voto su una sorta di documento su quattro punti e in cinque – Barbara Lezzi, ex ministra per il Sud, Mario Giarusso e i tre tarantini Alessandra Ermellino, Gianpaolo Cassese e Giovanni Vianello – hanno detto no.

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