Cos’è il Mose, come dovrebbe funzionare e perché ancora non c’è
Una costruzione imponente, in grado di incidere sulla geomorfologia del particolare territorio veneto e limitare se non bloccare del tutto le maree che invadono la laguna veneziana con sempre maggior violenza.
L’opera era pensata per essere un unicum di ingegneria civile, idraulica e ambientale: nel 1992 venne già elaborato un progetto di massima da parte del Consorzio Venezia Nuova. I primi lavori sono iniziati nel 2003, due anni dopo la procedura d’infrazione avviata dalla Commissione europea per irregolarità negli appalti.
I veneziani avrebbero dovuto avere il Mose già nel 2016, eppure oggi, 13 novembre 2019, la città deve contare i danni per l’inondazione causata dall’alta marea dell’Adriatico: non c’erano le paratie a proteggerli né oggi né ieri, quando l’acqua ha toccato i 187 cm. Ed è così che l’opera incompiuta finisce per essere l’ultimo simbolo di un’Italia incapace di progettare il futuro e proteggere il passato.
Il Mose che non c’è
Non si sono sollevate le 78 paratie installate a difesa della Laguna, dicevamo. E come avrebbero potuto, visto che il meccanismo fatto di cassoni di cemento armato e cerniere è lontano da essere ultimato? Anzi, dopo il test del 12 ottobre 2014, svolto alla bocca di porto del Lido, in cui furono fatte sollevare quattro paratie, alcune inchieste hanno messo in luce importanti problemi strutturali. In numerose riprese subacquee si poteva vedere come parti delle paratie, pensate per stare a contatto perenne con l’acqua, fossero già degradate.
I primi lavori
Il Modulo sperimentale elettromeccanico, da cui l’acronimo Mose, quando sarà finito, andrà a proteggere le tre bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia. Dopo la fase di progettazione, i lavori veri e propri sono iniziati nel 2003, durante il governo Berlusconi. L’opera è stata affidata al Consorzio Venezia Nuova, il Cvn. Il concessionario del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, però, è stato commissariato nel 2014: la magistratura aveva constatato intrecci fumosi negli appalti, che si traducevano in fondi illeciti ricevuti da alcuni membri del Cvn. Nel complesso, l’inchiesta Mose ha registrato 35 arresti e 100 indagati, con molti nomi di peso. L’allora governatore Giancarlo Galan ha poi finito per patteggiare una pena di 2 anni e 10 mesi, mentre il ministro dell’ambiente Altero Matteoli è stato condannato a 4 anni.
Le inchieste
I problemi giudiziari hanno rallentato ulteriormente la realizzazione dell’opera. L’amministratore straordinario del Consorzio, l’ingegner Francesco Ossola, aveva dichiarato in un’audizione alla Camera che «il 93% dell’opera era stato completato». Era il 26 luglio 2018, e un anno non è bastato a finire quel 7% delle dighe mobili ideate per difendere la laguna di Venezia dall’acqua alta quando il livello sale oltre i 110 centimetri.
Il funzionamento
Con un costo che potrebbe lievitare fino a 7 miliardi di euro, il Mose è un ambizioso sistema di paratoie adagiate negli alloggiamenti sotto il livello del mare. L’idea di base è, tutto sommato, semplice: quando le previsioni annunciano l’arrivo dell’alta marea, le paratoie piene d’acqua vengono svuotate con l’immissione di aria compressa e cominciano a sollevarsi fino all’emersione. L’alta marea viene così bloccata prima che possa entrare in laguna. Quando le condizioni tornano normali, le paratoie si riempiono di nuovo d’acqua e rientrano nei propri alloggiamenti.
Le previsioni
Sarà davvero una protezione sufficiente? Secondo il progetto, saranno necessarie circa cinque ore per permettere al Mose di attivarsi e proteggere la città. In questo tempo, è considerato anche l’intervallo di sollevamento delle paratoie, che dura circa 30 minuti, e quello di chiusura, di circa un quarto d’ora. L’implementazione del Mose prevede una serie di interventi strutturali come il rialzo delle rive e il rinforzo dei litorali. In futuro, serviranno a proteggere Venezia e la laguna da maree alte 3 metri e dall’innalzamento del livello del mare fino a 60 centimetri nei prossimi 100 anni.
O, almeno, questa è l’idea di base: la data di consegna dell’opera adesso è fissata al 31 dicembre 2021.