Chi è Lara Comi, l’ex eurodeputata di Forza Italia ai domiciliari per truffa e finanziamenti illeciti
Una carriera politica rampante, precoce, poi la prima apparizione del suo nome nel registro di un magistrato: Lara Comi, nata 36 anni fa nella provincia di Milano, a Garbagnate Milanese, è finita agli arresti domiciliari in un nuovo filone dell’inchiesta “Mensa dei poveri” della procura meneghina. Due contratti di consulenza ambigui e una truffa aggravata nei confronti del Parlamento europeo. La parabola politica potrebbe essersi conclusa definitivamente a 36 anni: per la promettente Comi, diventata eurodeputata quando di anni ne aveva 26, si prospetta un lungo processo.
L’exploit
Quando Silvio Berlusconi era un talent scout della politica italiana, era il 2009, vide nella millennial di Garbagnate una promettente eurodeputata: accolta nelle liste del Popolo della libertà, Comi fu eletta tra i 29 europarlamentari che confluirono nel gruppo del Partito popolare europeo. Il Pdl, nonostante le polemiche per una sorta di recruitment indirizzato verso giovani candidate donne, molte delle quali provenienti dal mondo dello spettacolo, ottenne il 35,26% dei voti.
Incarichi europei
«Per la mia discesa in campo europeo – dichiarò Comi riguardo le elezioni europee del 2009 – ho scelto il Popolo delle Libertà e il suo leader perché credo nel valore inalienabile della libertà, nella dignità della persona, della responsabilità: valori che si fondono con i miei ideali». Nella sua breve, ma intensa vita politica, Comi ha ricoperto solo incarichi elettivi relativi alle istituzioni europei.
Gli albori
Già prima del conseguimento della laurea in Economia all’Università Cattolica di Milano (2005) e della magistrale in mercati internazionali all’Università Bocconi (2007), Comi si era rispecchiata nei valori di Forza Italia. Dal 2002 al 2005 ricopre il ruolo di portavoce del partito per la sezione di Saronno. A 21 anni, nel 2004, diventa assistente del futuro ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini e coordinatrice nella regione Lombardia di Forza Italia Giovani.
L’apice
Due mandati all’europarlamento. Il terzo, lo scorso 26 maggio, sfiorato. Il miglior risultato della sua parabola politica Comi lo ottiene alle elezioni europee del 2014: candidata per Forza Italia – il Pdl si era sciolto per convergere di nuovo nella prima creazione politica berlusconiana -, Comi è rieletta al parlamento di Strasburgo con 83.987 preferenze. In quell’occasione, i colleghi del Partito popolare europeo la eleggono anche vicepresidente del gruppo all’europarlamento.
I guai giudiziari
Alle elezioni europee del 2019, con 32.365 preferenze, arriva terza nella circoscrizione nord-ovest e risulta la prima dei non eletti all’europarlamento. Ma non è la mancata rielezioni a preoccupare Comi: undici giorni prima delle votazioni, il 15 maggio, la procura di Milano apre un fascicolo su Comi e Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia. Le indagini, che rientrano nel filone “Mensa dei poveri”, portano a un possibile finanziamento illecito, 31.000 euro, che l’imprenditore avrebbe destinato all’impresa Premium consulting srl, di cui Comi è socia.
I precedenti
L’ex eurodeputata è stata più volte al centro di inchieste della procura milanese. Ma la prima causa le viene mossa per diffamazione aggravata da Roberto Soffritti. Comi sceglie di ricorrere all’immunità del parlamento europeo, tenta di scusarsi con l’ex sindaco di Ferrara, il quale fu accusato di avere un background di tipo mafioso, ma il giudice civile condannò Comi a risarcire Soffritti con 30.000 euro.
La somma da restituire a Strasburgo
Cifra tutto sommato piccola, se confrontata con l’altro risarcimento che Comi deve restituire al parlamento europeo: la politica ha assunto sua madre come assistente dal 2009 al 2010 al parlamento europeo, andando contro le regole dell’istituzione. Ha accettato, senza conseguenze di carattere penale, di restituire a Strasburgo una somma rateizzata di 126 mila euro.