Truffa e finanziamenti illeciti, Lara Comi: «Dirò che non ho mai preso soldi» – Le intercettazioni
«Secondo te mi possono indagare?». Le parole, riportate nell’ordinanza di custodia cautelare sono di Lara Comi – arrestata per truffa e finanziamento illecito -, intercettata durante una conversazione telefonica, il 10 maggio scorso. L’ex eurodeputata, si legge negli atti, ha un attimo di tentennamento con l’avvocato e sua fedele collaboratrice Maria Teresa Bergamaschi.
E’ in quel momento che scatta la domanda, mentre parlano delle somme di denaro ricevute dalla ditta Afol per alcune consulenze. Bergamaschi sembra però non scomporsi. E infatti le risponde: «Per potere possono però sarebbe una porcheria. Dovrebbero sentirti secondo me come persona informata sui fatti. Se c’è sotto qualcosa perché vogliono crearti danni per la campagna elettorale e vogliono fare una vaccata te la fanno. Diciamo che in una giustizia corretta non dovrebbero ma di corretto non c’è niente mi sembra».
La conversazione prosegue, e le due concordano le versioni della storia da raccontare ai giornalisti e agli inquirenti. Comi non dirà mai di aver percepito la somma di 17 mila euro dalla ditta Afol e, in compenso, “scaricherà” tutto su Bergamaschi che è stata scelta da quella ditta appositamente “per la sua bravura”: «Comunque oggi io dirò che non ho mai preso 17 mila euro, non ho mai avuto consulenze con Afol né di società a me collegate che non esistono».
A quel punto Comi prova lo scarica barile su Bergamaschi – «Se mi chiedono perché dico questo, posso dire che eri tu che facevi loro consulenza con tutto quello che ne consegue per la tua bravura» – , che ben accoglie la cosa. Bergamaschi infatti le dà man forte e le suggerisce altre informazioni da fornire ai pm e agli organi di stampa: «E che tu mi hai presentato solo perché sono esperta e loro avevano manifestato interesse […]. Che se loro pensavano di avere un ritorno era un loro pensiero che tu mai avevi considerato perché tu non hai mai fatto nulla del genere».
Usiamo Telegram
Nei giorni seguenti, Comi dirà a Bergamaschi, dopo essersi scambiate una serie di messaggi vocali su WhatsApp, di scaricare Telegram, per assicurarsi che i messaggi si autodistruggano senza lasciare traccia: «Comunque scarica Telegram, che è più comodo!».
L’esponente di FI è stata arrestata oggi, 14 novembre, insieme all’ad dei supermercati Tigros Paolo Orrigoni, entrambi ai domiciliari. Con loro è finito in manette anche il dg di Afol Metropolitana Giuseppe Zingale che ora si trova in carcere. I tre sono i protagonisti della maxi indagine denominata “Mensa dei Poveri”.
Di cosa stiamo parlando
L’ordinanza è stata firmata dal gip Raffaella Mascarino e chiesta dai pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri per accuse, a vario titolo, di corruzione, finanziamento illecito e truffa. Le indagini sono condotte dalla Guardia di finanza di Milano e Busto Arsizio. Le intercettazioni riportate da Open, riguardano la prima delle tre vicende per cui Comi è indagata. Si tratta di due contratti di consulenza ricevuti dalla sua società, la Premium Consulting Srl da parte di Afol e, in particolare, dal dg Zingale, «dietro promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi Caianiello e Zingale», come citato negli atti.
La vicenda era stata messa già a verbale durante l’interrogatorio del 14 maggio scorso a Maria Teresa Bergamaschi: «Il 15 dicembre 2018 mi arrivò un messaggio di Lara Comi (…) mi scriveva “Zingale vorrà un regalo di Natale”». E aggiunse : «Mi parlò della necessità di pagare in vista dell’estensione dell’incarico una cifra di 10 mila euro a Zingale». Ricordiamo anche che, nell’ordinanza, gli inquirenti descrivono l’ex eurodeputata come persona che, nonostante «la giovane età, ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fare ricorso ai diversi, collaudati schemi criminosi volti a fornire una parvenza legale al pagamento di tangenti, alla sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche e all’incameramento di finanziamento illeciti».
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