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Borsellino: ergastolo ai boss, condannati anche i falsi pentiti

15 Novembre 2019 - 18:43 Redazione
Carcere a vita per i boss Salvatore Madonia e Vittorio Tutino

​I giudici della Corte d’assise d’appello di Caltanissetta – presieduta da Andreina Occhipinti – nel processo d’appello del “Borsellino quater” hanno condannato i boss palermitani Salvatore Madonia e Vittorio Tutino all’ergastolo, imputati della strage in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i 5 uomini della scorta.

Dieci anni ciascuno invece ai falsi collaboratori di giustizia Calogero Pulci e Francesco Andriotta, reato prescritto invece per Vincenzo Scarantino.

Il verdetto è arrivato dopo circa sette ore di camera di consiglio. Confermata, dunque, la sentenza di primo grado dell’aprile 2017, come chiesto dalla procura generale guidata da Lia Sava.

«La conferma della sentenza di primo grado dimostra come, nell’ambito dei processi Borsellino uno e bis si sia consumato forse il più grave depistaggio della storia italiana», hanno commentato gli avvocati Vincenzo Greco e Fabio Trizzino, legali dei figli del giudice Paolo Borsellino, Lucia, Fiammetta e Manfredi.

I due boss

Madonia, capomafia palermitano della cosca di San Lorenzo, sarebbe stato tra i mandanti dell’attentato. Tutino, invece, avrebbe partecipato alla fase esecutiva della strage. I falsi pentiti sarebbero autori del clamoroso depistaggio delle indagini sulla strage che ha portato alla condanna di nove innocenti, assolti poi nel giudizio di revisione.

I falsi pentiti

Le accuse dei falsi collaboratori di giustizia Pulci e Andriotta sono state fondamentali per le loro condanne: da qui la contestazione della calunnia. Stesso reato contestato a Scarantino al quale, però, in primo grado fu riconosciuta la circostanza attenuante di essere stato indotto a mentire, un’attenuante che ha comportato la prescrizione del reato.

Il depistaggio

A far crollare il castello di menzogne costruito attorno all’attentato è stato il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza che ha scagionato i nove accusati ingiustamente e indicato i veri responsabili della fase esecutiva della strage.

Per il depistaggio sono sotto processo, in un giudizio ancora in primo grado, davanti al tribunale di Caltanissetta, tre poliziotti che facevano parte del pool investigativo che indagò sulla strage e che, secondo l’accusa, avrebbero imbeccato i finti pentiti.

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