Liliana Segre: «Non perdono, non dimentico ma non odio»
«Io non perdono e non dimentico, ma non odio. E la trasmissione del non odio e battersi contro l’odio è un ammaestramento utile per i ragazzi e per tutti, perché l’atmosfera dovuta all’ignoranza e all’indifferenza, che è stata la regina del mondo di allora, c’è purtroppo anche oggi», queste le parole della senatrice a vita Liliana Segre alla conferenza Science for peace, organizzata all’Università Bocconi di Milano dalla Fondazione Umberto Veronesi.
Ripercorrendo la sua storia di deportata in un campo di concentramento, ha ricordato di essersi trovata «senza parole» e «stupita» davanti al male che vedeva intorno a lei, a «quell’odio organizzato che vedevo e che poi ho combattuto sempre». Tornata a Milano, una volta uscita dal lager, di fronte alle persone vicine che non volevano sentir parlare di quello che aveva vissuto, ha «iniziato prestissimo, già nei primi giorni dopo il mio ritorno, a tacere»: «Mi ci sono voluti 45 anni per riuscire ad andare a parlare davanti agli studenti, senza mai nominare la parola odio e vendetta e fare il mio dovere di testimone».
Infine ha ringraziato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per «averle spalancato la porta del Senato», nominandola senatrice a vita, dopo che da piccola le era stata «sbarrata la porta della scuola» perché ebrea.
Intanto una gigantografia di Liliana Segre, con una scritta di solidarietà alla superstite dell’Olocausto, campeggia da ieri sera sulla facciata del Municipio di Pomigliano d’Arco (Napoli). «Con razzismo e antisemitismo – ha detto il sindaco Lello Russo, eletto con una maggioranza di centrodestra – a Pomigliano, noi non leghiamo».
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