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Donne ai margini dell’industria musicale. I dati impietosi e la rivoluzione “Keychange” sbarca in Italia

16 Novembre 2019 - 11:21 Felice Florio
Portabandiera di questo cambiamento è Linecheck, una serie di music meeting e festival che animerà la Milano Music Week dal 19 al 24 novembre

Stati Uniti ed Europa: avamposti della civiltà, come la intendiamo qui in Occidente. Eppure, nel terzo millennio, c’è bisogno di parlare ancora di parità di genere, persino nel mondo dell’arte. Di più, parlare non basta: nonostante i discorsi, gli studi degli osservatori, le “quote rosa”, la realtà è che, nel settore musicale come altrove, nascere donna comporta degli svantaggi lavorativi. Negli Stati Uniti e in Europa, i cantanti guadagnano in media il 30% in più delle colleghe. Sul totale degli artisti coinvolti nei festival pop, il 70% è di sesso maschile.

Per colmare il gender gap nell’industria musicale, la Prs For Music, una delle principali società di collecting del diritto d’autore nel Regno Unito – una Siae britannica, per intenderci – ha lanciato il progetto Keychange. Immaginatela come una pressione positiva sugli attori del mondo musicale: chi opera in Keychange fa scouting di artisti appartenenti a generi sotto-rappresentati nell’industria musicale e invita le organizzazioni dei festival e le istituzioni del settore a coinvolgere questi artisti.

La rivoluzione di Keychange

L’idea è semplice: garantendo un maggiore protagonismo ai cantanti danneggiati dal sistema musicale a causa del genere di appartenenza, si cerca di correggere la visione maschio-centrica dell’industry. Ne è nato un movimento internazionale a supporto. Gli aderenti al progetto Keychange si sono mossi per colmare il gap di genere entro il 2022, impegnandosi a garantire nel proprio campo d’azione il 50% di rappresentatività istituzionale, manageriale e artistica. Nella musica pop, nella composizione classica, nei media di settore.

Ma non solo: oltre all’attività di scouting di talenti internazionali che rappresentano altri generi rispetto a quello maschile, Keychange destina buona parte dei suoi fondi per il lancio di artisti emergenti. Fondi ottenuti grazie al bando Creative Europe dell’Unione europea. Ad oggi, l’intervento di Keychange è riuscito a permeare festival, orchestre, conservatori, emittenti, agenti ed etichette discografiche di tutto il mondo. Sono 250 le realtà che vi hanno già aderito.

Linecheck portabandiera

In Italia è il Linecheck, festival e music conference che quest’anno è main content partner della Milano Music Week, a farsi promotore del progetto Keychange. Dal 19 al 24 novembre, ispirandosi al tema diversità e inclusione – sotto l’egida dell’hashtag #SoundsLikeDiversity -, ha stilato un programma di conferenze in cui almeno la metà degli speaker coinvolti appartiene alle minoranze di genere. Lo stesso criterio è stato adottato sul lato artistico, includendo in line up almeno il 50% di artisti donne, lgbtqi+ e non-binary.

«Siamo contenti – spiega Vanessa Reed, una delle donne più influenti sul panorama musicale internazionale – che Keychange approdi in Italia. Linecheck ospiterà nel 2020 una delle tappe fondamentali del percorso che in tre anni ci porterà all’obiettivo della parità di genere e ci auguriamo che, come successo già negli altri Paesi, e come successo per FIMI, possano essere innanzitutto le istituzioni a supportare un programma che potrebbe rivoluzionare non solo il mondo della musica pop ma anche il mondo della musica classica e contemporanea, puntando sul nuovo protagonismo di autori, editori, imprenditori appartenenti alle categorie di genere sotto rappresentate».

«La musica deve essere più inclusiva»

«Da oggi – ha dichiarato Dino Lupelli, direttore generale di Music Innovation Hub e organizzatore di Linecheck – ci faremo carico di coinvolgere sul tema tutto l’eco-sistema musicale italiano. Ci auguriamo si possa allargare il dibattito al mondo della discografia per poi coinvolgere tutte le istituzioni musicali italiane e prendere una posizione come filiera, includendo anche il mondo della musica sinfonica ed operistica, nostra eccellenza a livello internazionale: quando si parla di uguaglianza di genere non si solleva solo una questione di etica e giustizia sociale ma si mette in luce quale sia il fattore chiave per un maggiore sviluppo dell’intero sistema musicale che si avvantaggerebbe da una maggiore inclusività».

«La musica deve essere inclusiva e multiculturale perché da sempre sono questi i fattori di maggiore “progresso” sia sulle produzioni artistiche che nell’approccio al mercato globale», ha dichiarato Irene Romagnoli, tra i coordinatori della quinta edizione di Linecheck. «Finalmente anche in Italia si inizia a parlare di inclusione e bilanciamento di genere nel mondo della musica», ha affermato Sara Colantonio, portavoce di shesaid.so Italy, ramo italiano della rete internazionale di professioniste della music industry che lottano per la parità di genere.

Il “distretto dei navigli”

«La nostra rete italiana di professioniste è una buona cartina di tornasole della situazione: siamo tantissime, abbiamo carriere ed esperienze pluriennali, ma siamo cronicamente sotto-rappresentate, dai cda delle aziende alle lineup dei festival – ha aggiunto Colantonio -. Se da un lato il problema ha ragioni e cause molteplici e diverse tra loro, dall’altro è bene che si agisca con progetti come Keychange che agiscono alla radice culturale della questione, stimolando la partecipazione femminile a tutti i livelli dell’industria musicale italiana».

La quinta edizione del Linecheck avrà luogo in quello che molti definiscono il nuovo live music district di Milano. Avendo come headquarter il Base, tra i locali “toccati” dall’evento ci sono Magazzini Generali, Caffè Zanardi, Jacaranda Liuteria Artigiana, Ex Fornace, NonostanteMarras, Ostello Bello e Rocket. Duemila delegati di cui il 40% internazionali si divideranno per oltre 70 eventi tra panel, networking session e masterclass.

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