Il Pd prova a rigenerarsi a Bologna. Ma la protesta delle “sardine” è difficile da maneggiare
Il Pd vuole provare a raccontare ‘un’altra storia’. Lo ha dichiarato con lo slogan che ha aperto la tre giorni del partito guidato da Nicola Zingaretti a Bologna. Sul palco, ministri e parlamentari Dem, sindacalisti, sindaci vicini al centro-sinistra, oltre ovviamente al governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini: tutti al primo piano di palazzo Re Enzo. L’intenzione degli organizzatori era di allargare il campo, ma al momento i giocatori principali restano sempre gli stessi.
Basta però sporgersi dalle finestre del palazzo medievale per vedere piazza Maggiore dall’alto: solo due giorni fa era stracolma grazie alla protesta delle ‘sardine’, il flash-mob silenzioso organizzato da quattro ragazzi contro la presenza di Matteo Salvini in città. Certo, c’erano anche alcuni esponenti dei partiti di centrosinistra (senza simboli di partito), ma erano in netta minoranza. E c’erano molti giovani, che in tempo di elezioni significano anche voti da attrarre.
Alla kermesse del Pd tutti si sono dichiarati a favore di quella manifestazione ma in pochi hanno dato idee su come maneggiarla. Quel sit-in che ha portato in piazza il doppio delle persone al PalaDozza ha spaventato Matteo Salvini, ma anche i leader del centro-sinistra. Nicola Zingaretti l’ha elogiata rapidamente con un tweet, il segretario leghista ha riconosciuto a posteriori l’onore delle armi (contrapponendola alla manifestazione degli attivisti dei centri sociali). Matteo Renzi è rimasto in silenzio.
La protesta delle ‘sardine’ che ha spiazzato il centro-sinistra si ripeterà lunedì a Modena. Intanto i Dem a Bologna sono alle prese con una prova di maturità per la gestione Zingaretti e per il Pd, chiamato a rinnovarsi e a stabilizzarsi dopo la scissione renziana. Il tutto a trent’anni dalla Bolognina.
Isabella Conti (Iv): «La politica seria deve meritarsi una piazza come quella»
Intanto, gli esponenti di Italia Viva hanno presentato le loro proposte economiche come se fossero all’opposizione. Tra loro e il Pd continua il confronto (e il logoramento) quotidiano. Così mentre a Bologna il ministro dell’Economia Gualtieri difendeva la manovra 2020 e Dario Franceschini accusava gli ex colleghi di partito di continuare a cercare visibilità, a Torino Matteo Renzi presentava «misure economiche shock» prese direttamente dal passato recente, quello del suo esecutivo.
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