Sigfrido Ranucci parla dopo l’attacco hacker: «Non sono tranquillo»
La casa dal 2009 sotto la protezione dei carabinieri – la vita di Sigfrido Ranucci è «sotto tutela», come spiega in un’intervista ad adnkronos. Ma l’attacco hacker al conto bancario, mirato non ai soldi ma alle informazioni, è una nuova fonte di preoccupazione. Sono stati rubati numeri di telefono, indirizzo di casa, mail personali e di lavoro, creando vulnerabilità sia nella vita personale che in quella professionale.
Sull’anonimato delle fonti che Report deve garantire, Ranucci spiega: «Riceviamo 75.000 segnalazioni ogni anno di persone che denunciano chiedendo l’anonimato. Naturalmente in questo momento a me viene in mente la possibilità di essere più vulnerabile quando contatto una fonte, o tratto informazioni sensibili. E questo mi rende più fragile».
Altro pericolo denunciato da Ranucci, il danno al sistema di difesa del programma televisivo, che vive «sotto lo scacco di richieste milionare di risarcimento danni».
Il giornalista Rai non esclude che l’attacco sia dovuto alle inchieste che sta seguendo, ma lo ritiene comunque «un esempio della vulnerabilità della nostra democrazia. Quanto accaduto a me è comunque la fotografia di una patologia che stiamo vivendo nella democrazia digitale».
Anche se l’hackeraggio fosse stato una coincidenza, Ranucci la ritiene una coincidenza utile, «che deve necessariamente farmi aprire gli occhi. Detto questo, se qualcuno ha tentato di fare questa operazione solamente per cercare di hackerare la dedizione al lavoro, mia e della squadra di ‘Report’, ha sbagliato».
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